“Da quando se ne è andato non ha più senso nulla, è tutto così ingiusto… proprio lui… io non ce la faccio, tutto mi parla di lui, entro in casa e mi sembra di vederlo ancora lì, seduto sul divano. È stato tutto così improvviso… io non riesco… ci amavamo così tanto. Non ho mai sentito un dolore e una disperazione così profondi.”
Maria ha perso il suo compagno recentemente e improvvisamente: tutte le sue certezze sono profondamente sconvolte, non ha più fiducia nel futuro, vive una profonda sensazione di insicurezza dove nulla ha più senso. Tutto le sembra imprevedibile e minaccioso, sente che, senza il suo compagno, la vita è difficile da affrontare. Si sente profondamente sola, si sente in trappola.
La morte improvvisa è un fenomeno che colpisce più frequentemente gli adulti sani di mezza età, i giovani o i bambini. Ciò significa che la vita di chi resta viene profondamente sconvolta dalla perdita di una persona profondamente amata, come un figlio, un genitore, un fratello o un compagno.
In queste situazioni il lutto rappresenta un evento traumatico ed è di importanza fondamentale chiedere aiuto. Un ottimo sostegno è rappresentato da amici e parenti che condividendo la stessa esperienza sono in grado di comprendere e supportare.
È bene ricordare che ogni tipo di morte può creare diversi tipi di reazioni e sofferenza. Il lutto è una risposta normale e assolutamente naturale a un evento doloroso. Quando però la sofferenza si prolunga nel tempo e il lutto diventa complicato, tanto da interferire con il buon funzionamento della persona, si parla di lutto traumatico.
Fasi del lutto
L’elaborazione normale di un lutto passa attraverso delle fasi, che permettono con il tempo, di superare la perdita della persona amata. La psicologa Kübler Ross, nel 1970, ha teorizzato che l’elaborazione del lutto passa attraverso 5 fasi:
- Negazione: è una reazione fisiologica di fronte all’insostenibile dolore della perdita, nella quale rifiutiamo la realtà impossibile da sostenere.
- Rabbia: mano a mano che si fa strada la consapevolezza che la perdita è reale si può sentire una profonda emozione di rabbia. Questa può essere diretta verso la persona che ci ha lasciati o verso noi stessi, per non essere riusciti a fare qualcosa per evitare l’evento. La rabbia può essere considerata come il tentativo disperato ti trovare una spiegazione ad un evento assolutamente inaccettabile.
- Patteggiamento o negoziazione: è il tentativo di reagire al senso di impotenza che deriva dall’evento luttuoso. Si cercano risposte che possano aiutare ad analizzare e spiegare l’accaduto.
- Depressione: si prova una profonda sofferenza e tristezza legata al dolore per la realtà dell’evento e la non rimediabilità alla morte.
- Accettazione: avviene una sorta di riappacificazione con quanto avvenuto, si alternano comunque fasi di tristezza e rabbia, meno intense delle precedenti, volte ad accettare definitivamente la realtà dei fatti.
Quali sono i tempi necessari per elaborare un lutto?
Sono moltissime le variabili che influenzano il processo di elaborazione del lutto, che comunque ha tempi soggettivi, diversi per ognuno di noi.
Sicuramente entrano in gioco il tipo di legame affettivo instaurato con la persona deceduta, le circostanze in cui è avvenuta la perdita e il modo di reagire della persona agli eventi gravemente stressanti. Questi sono tutti fattori che incidono sul rendere più o meno lungo e complesso il processo di accettazione della morte.
Ognuno vive in modo estremamente personale il dolore della perdita, le fasi del lutto non hanno una durata e un’intensità prestabilite per tutti, quindi quanto tempo ci vorrà, dipende solo ed esclusivamente da ognuno di noi.
Quando un lutto può definirsi complicato?
Nel DSM V si definisce “lutto persistente complicato”, la presenza di uno struggimento quotidiano o invalidante che colpisce la persona che ha subito il lutto. La sofferenza che fa seguito alla morte è intensa e presente per la maggior parte dei giorni, in un arco di tempo che dura almeno 12 mesi. Nel lutto complicato, dal punto di vista fenomenologico, si possono distinguere due categorie sintomatologiche:
- Sintomi da stress post-traumatico con pensieri intrusivi e ricorrenti che riguardano la perdita della persona cara; rabbia, amarezza, senso di incredulità rispetto alla morte, elevata tendenza a evitare ricordi associati al dolore della perdita.
- Sintomi da angoscia di separazione: emozioni dolorose e intenso struggimento, desiderio delle persona amata, costante preoccupazione legata al ricordo del defunto.
Questi sintomi hanno una pesante ricaduta sullo svolgimento delle normali attività quotidiane e causano anche problemi nella sfera sociale. In questi casi è imprescindibile la presa in carico presso un professionista adeguatamente formato, preferibilmente, nell’utilizzo della tecnica EMDR. L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) favorisce l’elaborazione delle varie fasi del lutto permettendo alla persona di adattarsi alla perdita e tornare a vivere.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.