Fingere che tutto vada bene, sapendo benissimo che non è così. Ostinarsi a non vedere, né sentire i problemi; ignorare in maniera totale ogni minimo segnale di contrarietà. Fino alla disfatta finale.
E’ una questione assai delicata quella di chi soffre di questo tipo di atteggiamento: una chiusura totale verso l’esterno e i suoi avvisi, paradossalmente spacciata per una sorta di fiducia incrollabile, di fede, di ottimismo. Un ciecità ostentata che è, in realtà, una tela paralizzante: sotto l’apparente maschera del controllo, il soggetto lascia che tutto accada senza il suo contributo fattivo, perdendo quindi l’occasione di agire e di prendere quei provvedimenti necessari affinché il peggio non si avveri.
Perché ci si comporta così?
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Diverse sembrano essere le cause di questo tipo di comportamento, che sostanzialmente decide di ignorare deliberatamente il dato di realtà. Perché?
Tra le cause più quotate, pare ci possa essere in questi soggetti la volontà ostinata di evitare una sofferenza, che sia reale e già sperimentata, o presunta, ma mai provata. In buona sostanza, si stabilisce a tavolino di cancellare, eliminare dalla propria vista la tal questione, nonostante sia chiaramente sotto i propri occhi: si parte dal presupposto che il tal argomento sia doloroso, perciò si stabilisce di non affrontarlo più. Ma questo, ovviamente, non sparisce magicamente. Nella realtà, quella questione continuerà a svilupparsi, fino a quando il soggetto non potrà più evitare di ignorarla. E proprio perché l’avrà negata fino all’ultimo, affrontarla potrà fare più male. O potrebbe portare a conseguenze più serie che se l’avesse osservata per tempo.
Minimizzare, ignorare, negare equivalgono a spegnere i segnali che la realtà e l’intelligenza offrono per agire per tempo a tutto vantaggio personale.
Aprire gli occhi
Tanto nel lavoro, quanto nelle relazioni personali, prendere provvedimenti, muoversi in tempo, cambiare atteggiamento a seconda delle necessità rappresentano un modo sano di agire. Ma non sempre è facile farlo, proprio perché la componente emotiva della situazione che si vuole affrontare potrebbe essere considerata dalla persona “eccessiva” da sopportare – da cui appunto l’atteggiamento “negazionista”.
In questi casi, discuterne in maniera franca con le persone care della propria vita può essere un grande passo avanti. Se, però, lo sforzo sembra troppo grande, meglio parlarne con uno specialista, in grado di far scoprire al soggetto le proprie risorse personali per affrontare la situazione.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.