Il conflitto vissuto da “io” e non da “noi”
Il conflitto è una parte ingombrante delle nostre giornate, meglio ancora: della nostra vita.
Se ci fermiamo a riflettere, che sia sfuggendolo o che sia affrontandolo, questo è spesso presente. Quando chiediamo scusa per chiuderne uno, quando ci tratteniamo dal dire cosa pensiamo veramente per non ferire i sentimenti altrui e far nascere una discussione o quando ci troviamo coinvolti in spiacevoli discussioni capaci di lasciarci l’amaro in bocca.
Spesso però, il conflitto nasce per un’estrema individualizzazione, che porta a vivere soprattutto l’io e poco il noi.
Ma come può esserci confronto e comprensione reciproca su tali basi? Le pratiche di mindfulness aiutano anche su questo versante, puntando a migliorare la relazione con il proprio io senza tralasciare quella che mira al “noi”.
Ciò accade poiché le tecniche in questione permettono di conoscere sé stessi più profondamente, aiutando a capire quanto la propria identità, le proprie convinzioni e i propri valori siano in realtà arbitrari, così da renderci maggiormente flessibili.
Inoltre, anche il riconoscimento delle proprie emozioni parrebbe facilitato da queste pratiche, riuscendo conseguentemente anche a controllarle meglio, scegliendo se assecondarle o meno nell’azione.
Quanto influisce l’ambiente sulla percezione di sè?
Studi antropologici affermano che la percezione che ognuno ha di sé è determinata dalla cultura in cui si cresce. Più nello specifico, in Occidente si è abituati a considerare le persone come entità separate, più che come membri di gruppi quali la famiglia, i colleghi, gli amici o addirittura il mondo naturale. In questo caso, però, non viene preso in considerazione quanto possa incidere sul singolo la relazione che esso ha con gli altri e la società in cui vive. È impossibile non tener conto di questo fattore nel momento in cui si mira a conoscere la propria identità a tutto tondo, poiché le relazioni sono ciò che ci accompagnano fin dalla nascita e sulle quali si costruiscono molti dei nostri modelli operativi interni e, di conseguenza, comportamenti.
Ci sono società diverse dalla nostra, invece, che costruiscono la propria identità in maniera diversa, coinvolgendo sempre il gruppo di cui si sentono parte. Un ulteriore risultato che è possibile raggiungere tramite la mindfulness è uno dei pilastri di questa pratica, nonché uno degli obiettivi primari su cui poggia la tecnica: lo stare nel qui ed ora.
Se riuscissimo a vivere nel momento attuale, sarebbe sicuramente più facile essere con gli altri veramente sia nella gioia che nel dolore.
Infatti, noi conosciamo davvero chi ci sta davanti? Il primo passo per poter comprendere davvero il nostro interlocutore non prevede grandi azioni ma semplicemente l’ascolto. È inutile cercare di cambiare le circostanze e trovare soluzioni che siano utili agli altri se non li abbiamo ascoltati con attenzione. Anche l’ascolto fa parte del presente, è un’attività più complessa di quel che può sembrare, ma ascoltare in maniera attiva sta alla base della genuina comprensione reciproca e, dunque, è importante anche per vivere il conflitto come momento di confronto più che di scontro.
Vedere il conflitto dalla prospettiva dell’altro: con la Mindfullness si può
Ma perché mai una persona a noi perfettamente sconosciuta dovrebbe essere tenuta in considerazione nell’idea del proprio io? L’inghippo sta nei nostri pensieri, poiché questi tendono sempre a ricercare la separazione in tutto, in quanto tale modo di approcciarsi all’ambiente esterno permette di semplificarlo, renderlo maggiormente comprensibile a noi e, quindi, più controllabile. Ma tutto ciò è solo apparenza, poiché le separazioni che tendiamo a creare autonomamente non sono per forza reali, bensì arbitrarie. Sono separazioni di fenomeni in realtà connessi seppur la nostra mente ci guidi verso il contrario.
La mindfulness, però, può essere un valido strumento per poter osservare i propri pensieri in maniera genuina e cogliere l’arbitrarietà di essi. Ecco, dunque, che capendo quanto sia fluidamente interconnesso il mondo, anche l’altro a noi estraneo ci sembrerà avere una valenza più forte nella nostra vita. A questo punto, quindi, è possibile vedere il conflitto sotto un’altra prospettiva, ovvero quella costituita non soltanto dalle proprie idee, ma anche da quelle della persona con cui si è avviato il confronto.
L’interconnessione si vede proprio anche da questo! Infatti, serve comprendere bene se stessi per andar d’accordo con gli altri e l’unica spiegazione di ciò è che vi sia un collegamento tra noi e il resto del mondo e tale link è comprensibile solo considerando la propria identità come il risultato di modelli formatisi attraverso le esperienze accumulate nel corso del tempo.
Conoscere ed integrare le proprie ombre con la Mindfulness
Arrivare a conoscersi appieno, però, per quanto possa portare a vivere meglio il conflitto, porta sicuramente anche ad un lato inizialmente spiacevole: conoscere le proprie ombre. Queste rappresentano tutti quegli aspetti di noi che tendiamo a non voler accogliere, poiché in netto contrasto con quelli che ci piacciono.
Il famoso psichiatra Jung denominò ombra le parti della nostra personalità che non corrispondono alla nostra identità cosciente. Con la mindfulness si entra in contatto con il vero io e, quindi, anche con le ombre che possono investirlo. Ciò non deve spaventare, poiché ognuno di noi ha le sue ombre, ciò che veramente importa non è la loro presenza bensì la gestione di esse.
Ma come si fa a controllare qualcosa che non si conosce? È impossibile. Il primo modo per evitare il conflitto è vedere la propria ira, la propria avidità o la propria bramosia, per accorgerci che, in fondo, non siamo così diversi da coloro che siamo tanto tentati a giudicare aspramente. Come spesso è stato detto sulla mindfulness “la sua pratica non è una via per la perfezione, ma una via per l’interezza”. Proprio per questo, è capace di farci sentire imperfetti ma perfettamente in equilibrio con le circostanze, oltre che capaci di affrontare i problemi e i conflitti pensando al bene del “noi”.
Ti aspetto per iniziare a conoscere questo nuovo approccio a te stesso, agli altri e al momento presente.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.