Di fronte ad una situazione di emergenza, come avviene nelle situazioni traumatiche che mettono in pericolo la nostra persona, si mettono in atto reazioni istintive e innate che fanno uso dei nostri cinque sensi per cogliere nell’ambiente segnali di pericolo.
La parte del cervello che in genere usiamo per prendere decisioni più complesse viene “spenta” per velocizzare i nostri tempi di reazione. Entriamo in uno stato di emergenza in cui la parte più istintiva del nostro cervello funziona perfettamente, ma in totale assenza di coscienza!
Lo staccare la spina della coscienza ha come conseguenza il fatto che il ricordo di quell’evento e di come lo abbiamo vissuto può non corrispondere a ciò che è effettivamente accaduto e possiamo rimanere scossi e agitati, increduli o ancora molto spaventati anche una volta passata l’emergenza. Se non riceviamo un adeguato supporto da parte di chi ci sta vicino o se siamo dei bambini, quell’esperienza resterà viva e darà la sensazione che il pericolo non sia scampato. Il nostro corpo imparerà così a restare in allerta, a causa di risposte emotive intense e a parlarci senza usare le parole, ogni volta che qualcosa intorno a noi richiama per qualche aspetto la situazione originaria. Una persona si potrà così ritrovare con aspetti di sé molto rabbiosi, altri più spaventati o bloccati come conseguenza di tale attivazione.
Secondo questo modello teorico i sintomi che un paziente sente e che lo portano a chiedere una terapia ( depressione, irritabilità, attacchi di panico, insonnia, dolori cronici) sono il risultato di ricordi che si sono conservati nel corpo e producono emozioni e pensieri che tengono in vita la sofferenza psicologica legata a quell’evento. Spesso accade che il trauma psicologico si verifichi anche in assenza di eventi dannosi, ma che sia determinato dalla compromissione di relazioni fondamentali per la persona durante l’infanzia (esempio la trascuratezza emotiva).
Ovviamente non tutte le persone reagiscono ad un trauma allo stesso modo: per alcune un trauma può essere facilmente superabile, per altre invece la stessa situazione provoca ripercussioni più profonde. Questo dipende dalle caratteristiche di personalità di una persona, dalle caratteristiche di personalità delle persone a lei vicine e dalla loro capacità di dare sostegno e comprensione per quanto accaduto.
La notizia positiva è che la mente possiede un sistema naturale di auto-cura e di riparazione dei danni causati da situazioni traumatiche.
L’EMDR
L’EMDR permette alla persona di rimettere in moto questo processo di riparazione naturale bloccatosi per via dell’intensità dell’evento traumatico. Rielaborando in modo positivo il pensiero relativo al ricordo, l’EMDR fa diminuire l’attivazione corporea causata dai sintomi e le emozioni negative associate.
Il lavoro con l’ EMDR permette la connessione del piano corporeo, emotivo e cognitivo, permettendo l’integrazioni delle informazioni e di arrivare alla creazione di una nuova memoria più gestibile dal punto di vista emozionale.
“dopo l’EMDR il paziente ricorda ancora l’evento, ma sente che tutto ciò veramente fa parte del passato e il contenuto è totalmente integrato in una prospettiva più adulta”
(Fernandez I., Maslovaric G., Veniero Galvagni M., 2011)
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.