Come funziona il cervello nello stato di sonno
Tutti gli apparati, le aree, i circuiti e i relativi funzionamenti che caratterizzano le attività nello stato di veglia vanno in quiescenza non appena l’essere umano entra nel regime di sonno. Nelle ore di sonno il cervello, ben lungi dall’essere inerte, lavora intensamente. Il sonno è caratterizzato dall’alternanza di fasi neurologicamente diverse quando noi siamo nello stato di veglia i nostri circa 86 miliardi di neuroni comunicano con un’attività, caratterizzata da segnali elettrochimici, molto intensa.
Le fasi uno e due del sonno
Quando questa attività tende a farsi più uniforme e ritmica è segno che i recettori sensoriali si stanno disattivando. È cominciato il primo ciclo di sonno e siamo alla presenza della fase uno del sonno che dura circa 5 minuti.
Immediatamente dopo dalle aree profonde del cervello arrivano scariche elettriche dirette alla corteccia cerebrale, chiamate fusi del sonno.
È cominciata la fase due del sonno che, nel primo ciclo, dura circa 50 minuti e che sarà più breve nei cicli successivi. Si ipotizza che i fusi stimolino la corteccia cerebrale in modo da preservare le informazioni acquisite di recente, per collegarle alle conoscenze già immagazzinate nella memoria a lungo termine. Evidenze sperimentali suggeriscono che i soggetti che di giorno erano stati introdotti a nuovi compiti presentino una maggior frequenza di fusi e che il numero dei fusi sia direttamente proporzionale alla capacità di eseguire il compito il giorno dopo. Il numero di fusi sarebbe dunque proporzionale alla capacità di consolidamento delle informazioni.
Le fasi tre e quattro: le onde Delta
Gli stati successivi tre e quattro sono caratterizzati da onde Delta; nella fase quattro le onde cerebrali sono simili a quelle prodotte da soggetti in coma. Lo stadio quattro dura al massimo 30 minuti poi il cervello si riattiva spontaneamente, ritorna momentaneamente in uno stato simile alla veglia, seguito da una fase di sonno, caratterizzato da Movimenti Oculari Rapidi (sonno REM) che dura dai 5 ai 20 minuti.
A ogni successivo ripetersi del ciclo, appena descritto, la fase REM ha una lunghezza maggiore. Complessivamente le fasi dalla uno alla quattro sono indicate come fase di sonno Non REM (NREM), da differenziare da quella REM caratterizzata dai movimenti oculari rapidi.
Le principali caratteristiche del sonno NREM, nel suo complesso, sono la presenza di onde ECG lente, a bassa frequenza, dette onde Delta. Il sonno è profondo e riposante, il tono vascolare le funzioni vegetative sono diminuite. È falso ritenere che non ci siano sogni nel sonno NREM, come si è creduto a lungo, perché, al contrario, l’attività onirica è, in certi momenti intensa. Sembra invece accertato che i sogni fatti durante questa fase del sonno non siano memorizzati dalla coscienza.
Il sonno REM non è altrettanto riposante in quanto è presente un’intensa attività neuromuscolare e neurovegetativa, i sogni sono vividi e alcuni di essi sono memorizzati. Il tracciato ECG mostra onde rapide ad alta frequenza.
Secondo gli ultimi dati della ricerca psico neurologica, i sogni sarebbero associati ad un’alterata connettività all’interno del circuito che comprende le aree dell’amigdala, dell’ippocampo, della corteccia cingolata anteriore, della corteccia mediale prefrontale, del mesencefalo e dell’ipotalamo. L’alterata connettività tra le aree neuronali durante il sogno, indica che qualcosa avviene nel cervello mentre stiamo sognando. Durante tutto il periodo in cui una persona dorme le strutture neuronali deputate alle attività di esecuzione e di attenzione sono disattivate e, parallelamente sono maggiormente attivate alcune strutture neuronali deputate al processamento delle informazioni acquisite durante lo stato di veglia. I sogni durante la fase REM hanno un alto contenuto emozionale e motivazionale che li distingue dai sogni durante la fase NREM.
Il sogno: cos’è e a cosa serve
Le recenti ricerche sul sogno si trovano concordi nel definire come attività onirica ciò che corrisponde, in termini di immagini, a quello che avviene all’interno del nostro organismo, durante il sonno, in termini di esperienze di tipo sensoriale motorio emotivo e cognitivo.
A riprova di questo, gli studi dimostrano che gli individui affetti da PTSD simulano nei loro sogni eventi caratterizzati da paura più frequentemente dei controlli e la deprivazione del sonno REM inibisce la capacità di difesa dai pericoli.
Non a caso è stato provato che lo sperimentare stimoli di paura (oggetti, situazioni, pensieri, ricordi virgola e sensazioni fisiche) nella totale sicurezza offerta dallo stato di sonno somiglia alla terapia espositiva messa a punto per i disturbi d’ansia.
Gli incubi che caratterizzano il disturbo post traumatico da stress, rifletterebbero, a loro volta, il fallimento del processo adattivo di estinzione delle paure alla presenza di un aumento di carico affettivo, sia esso di tipo temporaneo, dovuto a eventi quotidiani, che di tipo persistente, dovuto a traumi.
Un sogno fornisce l’istantanea di quello che sta succedendo nel cervello in quel momento. In un sogno compaiono personaggi, animali, oggetti, situazioni e azioni per esprimere quello che il cervello ha bisogno di esprimere in quel modo e in quel momento.
Il sogno dà accesso a una serie di dati sotto la soglia di coscienza, che diversamente, potrebbero essere difficili da raggiungere o, addirittura, essere irraggiungibili. Tali dati rappresentano contenuti psichici del sognatore che, una volta emersi, possono completare, o, almeno, migliorare la conoscenza della mappa della sua personalità, anche al di là di quanto egli sa consapevolmente di sé stesso.
In questo senso, il terapeuta può, per questa strada, identificare parti dissociative, meccanismi di difesa e vantaggi secondari che la coscienza del paziente non è in grado di comunicare al terapeuta, ma che il cervello durante la notte, nella sicurezza del sonno, può esprimere sognando.
Se sei curioso di approfondire questi elementi, non esitare a contattarmi, ricevo anche online.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.