Il giudizio come non accettazione di sè
Il giudizio è un particolare pensiero che entra in azione ogni giorno della nostra vita. Ogni scelta, dalla più semplice alla più difficile, è anticipata da un pensiero giudicante che ci aiuta a dirigerci verso un determinato verdetto. Anche in assenza di scelte tendiamo a giudicare, valutando noi stessi o gli altri.
Tale azione ci permette di crearci un’idea sul mondo, di catalogarlo secondo dei nostri criteri e mettere ordine in esso. Dal momento che le nostre menti possono avere una tendenza implacabile a giudicare, è anche facile che nasca la spinta a condannarci perché pensiamo troppo o sentiamo qualcosa che non dovremmo sentire.
Tale mancanza di auto-accettazione è uno dei temi su cui si lavora maggiormente tramite la Mindfulness.
Infatti, molte pratiche di meditazione richiedono di dirigere l’attenzione verso particolari sensazioni corporee e osservare i contenuti della mente senza cercare di modificarli, coltivando la consapevolezza dell’esperienza presente con accettazione.
Come conciliare giudizio e auto-accettazione?
La pratica della meditazione sul giudizio, può essere un valido aiuto e consiste nel concentrarsi sul respiro per uno o due minuti, per poi osservare i propri pensieri e registrare ogni volta che affiora un giudizio dicendo “giudicare”, per 10 o 15 minuti. Uno dei metodi maggiormente usati per allentare la tendenza al giudizio è la pratica di un’altra meditazione, ovvero quella di gentilezza amorevole. Questa meditazione aiuta ad essere meno severi con se stessi e con gli altri e può assumere diverse forme, seppur tutte indirizzate alla consapevolezza affettuosa, ovvero al rinforzo del pensiero di essere persone accettanti e compassionevoli, senza celare ciò che proviamo veramente dietro falsi sentimenti positivi.
Come riuscire in ciò? Come in molte pratiche mindfulness la chiave è osservare e accettare tutto ciò che avviene nel momento presente, qui e ora. Nello specifico, la meditazione di gentilezza amorevole consiste nel ripetere alcune frasi evocative dentro di sé, le cui parole esatte non sono fondamentali e, infatti, si possono scegliere quelle che più si adattano alla propria cultura o quelle che maggiormente si preferiscono. Alcune frasi possono essere per esempio: “possa io essere felice, possa io essere in pace, possa io essere libero dalla sofferenza”. Qualora, come facilmente accade a chi è alle prime armi, si dovesse rimanere bloccati all’interno di uno schema di funzionamento problematico, è possibile usare la reiterazione delle frasi a proprio vantaggio, modificandole in “possa io essere felice”, “possa io imparare a lasciar correre”, “possa io accettare tutto ciò che viene” o “possa io avere il coraggio di affrontare le mie paure”.
È importante imparare a volere bene se stessi, poiché ciò sta alla base della meditazione della consapevolezza e di conseguenza anche dell’auto-accettazione.
Come si è già potuto accennare, le meditazioni sono molte e varie, dunque, pare spontaneo chiedersi quale tipologia praticare e in quale momento.
Decidere quale forma di meditazione sia migliore di altre rispetto ad un determinato periodo della propria vita sembra essere una sorta di arte, poiché l’unico modo per capire cosa sia più adatto a noi è essere capaci di ascoltare noi stessi. Nessuno mai ci potrà dare risposta migliore di quella che noi stessi possiamo capire riguardo a noi.
Cosa sentiamo? La nostra mente verso quale pensiero sta andando? È sulla base delle informazioni che catturiamo in noi che possiamo riuscire a decidere la pratica più adeguata. Durante la mindfulness emergono molti pensieri e, come detto, alcuni saranno piacevoli ma altri potranno essere anche ben più che spinosi. Trattare e saper reggere il peso di quest’ultimi non è un esercizio facile e se non si porgesse abbastanza attenzione, potrebbe rischiare di diventare una pratica addirittura controproducente.
Imparare ad autoregolarsi scegliendo tecniche adeguate
Come nella psicoterapia, anche nella mindfulness è importante la regolazione. Nei periodi in cui siamo consapevoli di essere particolarmente sensibili e, quindi, soggetti facilmente a turbamenti, le pratiche più utili saranno quelle capaci di donare maggior stabilità, ovvero quelle con focus esterno come la meditazione della camminata o quella del cibo. Nei periodi dove sentiamo di riuscire ad essere emotivamente più stabili, si potrebbe pensare di rivolgersi a meditazioni in grado di aiutarci a far fronte a situazioni difficili, attuando per esempio la meditazione da seduti, che comincia con una particolare attenzione al respiro per poi aprirsi alla consapevolezza di tutti i contenuti mentali.
Qualora, invece, si è consapevoli di avere particolari difficoltà con certe emozioni specifiche, si potrebbe pensare di orientarsi verso meditazioni ben mirate, come quelle che fanno avvicinare alla paura, alla tristezza o al dolore per incrementare la capacità di sopportare queste esperienze e, col tempo, arrivare ad uno stato di maggiore flessibilità e serenità. Tali pratiche vengono anche chiamate avvicinamento ai punti spinosi.
I casi e le occasioni per mettere in pratica le meditazioni sono veramente tanti, ciò che va sempre tenuto in mente è che tutto deve puntare a imparare ad essere consapevoli di sé nel momento presente e che per tale obiettivo ci vuole il giusto tempo.
Se anche tu sei interessato a conoscere più da vicino le tecniche mindfulness e a vivere a tutto tondo il tuo “qui ed ora”, non esitare a contattarmi!
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.