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Si parla di dipendenza affettiva quando, all’interno di una relazione, l’altro rappresenta l’unico “oggetto” che consente l’autoregolazione del sé. La presenza dell’altro è funzionale al mantenimento del proprio senso di equilibrio e l’allontanamento, anche solo immaginato, può favorire l’insorgere di sintomi psicopatologici. È come se la relazione con l’altro rappresenti l’unica ed esclusiva modalità di adattamento all’ambiente. La disponibilità del partner accudente supporta l’individuo rispetto a questo disagio, ma non gli permette di sperimentarsi in autonomia.

 

Ognuno di noi ha bisogno di periodi di solitudine in cui la mente può concentrarsi sui suoi processi… attraverso una ciclica alternanza di momenti di isolamento e di contatto con gli altri, gli stati della mente vengono influenzati in maniera equilibrata da fattori interni ed esterni” (Siegel, 2001).

Senza la relazione l’individuo non riesce a organizzarsi e smette di sentire quel senso di adeguatezza costruito attraverso la presenza dell’altro. La presenza dell’altro permette all’individuo di modificare in modo piacevole e predicibile il proprio stato mentale ed emotivo inibendo così lo sviluppo di strategie di adattamento agli eventi della vita più flessibili ed evolute. Quando questi individui vengono lasciati sono più vulnerabili alla depressione e all’attribuire un valore eccessivo alle relazioni interpersonali intime. In genere questi individui costruiscono una rete di valutazioni positive legate al partner: “è tutto per me”, “amo la mia vita grazie a lei”, “è la mia vita, senza di lui non ha senso niente”, “mi conforta quando sono giù”, “senza di lei non posso continuare a vivere”… Più queste idee sono rigide più grave sarà l’impatto della perdita.

Se una mente “sana” è in grado di creare alternative al proprio senso di disperazione e di perdita, una mente dipendente ricorre alla relazione per cercare l’unica possibilità di sopravvivenza con la perdita del senso soggettivo di sicurezza (cioè di poter fare affidamento su di sé e sulle proprie risorse).

La psicoterapia in questi casi mira a promuovere modalità più flessibili che consentano da un lato di costruire relazioni affettive mature e, dall’altro, di strutturare adeguate strategie di autoregolazione emozionale che consentano di stare bene quando si è soli e, alla stesso tempo, d’interagire adeguatamente con l’ambiente socio-affettivo ricorrendo in modo adattivo ed evolutivo alle relazioni affettive.

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