Che cos’è
Sulla base dei dati epidemiologici, e su uno studio della World Health Organization relativo ad una previsione per l’anno 2020, si evidenzia che la depressione è il disturbo psicologico più diffuso nel mondo e che rappresenterà il secondo carico più grande sulla salute su scala mondiale. La depressione è un disturbo dell’umore che incide sulle motivazione delle persone, impedendogli di pensare lucidamente e in modo realistico, altera le funzioni corporee, condizionando per esempio il sonno e l’appetito, partendo da una intensa sofferenza emotiva dalla quale si diventa incapaci di venirne fuori. Chi ne soffre vive in genere vive stati di costante malumore, tristezza e insoddisfazione, con pensieri negativi e pessimisti riguardo se stessi e il proprio futuro. Questo quadro è spesso associato all’incapacità di provare piacere durante le attività di vita quotidiana e nelle importanti attività della vita, oltre al calo del funzionamento socio-lavorativo dell’individuo.
Quali sono i sintomi:
- senso di fatica e sensazione di non farcela nelle attività quotidiane;
- irritabilità;
- inappetenza o, in rari casi, aumento dell’assunzione di cibo;
- pensieri negativi e idee di morte;
- ridotto desiderio sessuale;
- sensi di colpa, autocritica, autosvalutazione e sensazione di essere un fallito;
- sonnolenza e aumento della durata del sonno;
- umore depresso o tristezza per la maggior parte del giorno;
- ridotta capacità di trarre piacere dalle attività che in passato procuravano gioia e soddisfazione;
- mancanza di speranza e pianto;
- difficoltà a prestare attenzione, a concentrarsi e a prendere decisioni;
- risvegli notturni angosciosi, con difficoltà a riprendere sonno.
Per ricevere una diagnosi di depressione maggiore non è necessario presentare tutti questi sintomi; inoltre, la sintomatologia è solitamente più intensa al mattino migliorando nel corso della giornate, anche se ci sono delle eccezioni.
Può manifestarsi con differenti livelli di gravità: alcuni si sentono talmente depressi da non riuscire a svolgere le tipiche attività quotidiane, mentre altre persone soffrono di sintomi di bassa intensità. Le forme più grave si caratterizzano per la presenza di un numero più elevato di sintomi, una maggiore compromissione delle mansioni quotidiane e da una maggiore intensità e durata della sintomatologia nel tempo.
La depressione è uno dei disturbi più diffusi e può colpire qualsiasi persona, senza differenze di sesso, età, status socioeconomico e livello culturale. Come è emerge dagli studi scientifici, la depressione si manifesta maggiormente nelle donne rispetto agli uomini. Infatti si presenta nel 25% degli uomini, probabilmente è dovuta alla maggiore frequenza di sentimenti di tristezza che le donne manifestano rispetto agli uomini, oltre al fatto che tendono ad essere più autocritiche ed è frequente che vengano educate ad essere dipendenti. Gli uomini, invece, tendono a reagire a questi vissuti depressivi attuando soprattutto comportamenti disfunzionali, come per esempio attraverso l’utilizzo di alcol e droghe.
Coloro che hanno alle spalle un episodio di depressione, sono più inclini, rispetto a chi non l’ha mai sperimentato, a presentarne altre nel corso della loro vita.
Come si manifesta
Sentirsi depressi è come vivere in un mondo che sembra più difficile da affrontare e opaco, qualsiasi azione, come alzarsi al mattino o fare una doccia, viene vissuta come se il mondo venisse visto attraverso delle lenti scure; inoltre, molte persone depresse vivono con la sensazione che gli altri non possano realmente comprendere il loro stato d’animo comportandosi con un inutile ottimismo. La depressione si presenta attraverso molti sintomi di tipo emotivo, fisico, comportamentale e cognitivo.
Le emozioni che tipicamente vengono sperimentate dalle persone depresse sono l’angoscia, la tristezza, il senso di colpa, la disperazione, la perdita di interesse per qualsiasi tipo di attività, il vuoto, l’ansia, l’irritabilità e la mancanza di speranza nel futuro.
I sintomi fisici più comunemente manifestati sono il senso di fatica, la perdita o l’aumento di peso, i disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), la perdita di energie, la mancanza di desiderio sessuale, il senso di stordimento, la visione offuscata, i dolori fisici, l’eccessiva sudorazione, le vampate di calore o i brividi di freddo, l’agitazione motoria, il senso di nausea, i disturbi della concentrazione e della memoria, il nervosismo e l’accelerazione del battito cardiaco.
Relativamente ai sintomi comportamentali sono caratteristici la difficoltà nel prendere decisioni nel risolvere i problemi, la riduzione delle attività quotidiane, la riduzione dell’attività sessuale, l’evitamento delle persone, l’isolamento sociale, i comportamenti passivi e i tentativi di suicidio.
Per quanto riguarda i sintomi cognitivi, le persone che soffrono di depressione manifestano aspettative irrealistiche, pensieri spontanei negativi su se stessi, sul mondo e sul futuro e modo di pensare caratterizzato da regole o “filosofie di vita” disadattive. Queste perone utilizzano regole o “filosofie di vita che sono assunzioni disadattive, perché rigide e assolute. Chi soffre di depressione si sente in dovere di rispettare e assolvere ai propri valori e pensieri disfunzionali, come per esempio “Se ho un problema da parecchio tempo significa che non potrò mai risolverlo!”, “Se non piaccio a qualcuno, non posso essere amato!”, “Non posso sbagliare mai!”, “Non posso essere debole!” o “Se fallisco in qualcosa vuol dire che sono un fallito!”.
Infine, le persone che soffrono di depressione generalmente presentano aspettative irrealistiche, richiedendo sia da se stessi sia dagli altri l’adesione a standard di vita eccessivamente elevati (per esempio sostengono che sia vietato commettere errori, che non sia possibile avere dei conflitti e che sia obbligatorio essere sempre di buon umore, oppure ritengono di non meritare niente e accettano qualsiasi cosa gli venga offerta nella erronea credenza di non poter avere qualcosa di migliore).
I pensieri automatici negativi (che si rispecchiano nei pensieri spontanei) di solito sono espressione della visione negativa che queste persone hanno di sé, del mondo e del futuro. Chi vive con questa concezione negativa generale tende ad amplificare gli aspetti negativi e minimizza gli aspetti positivi; per esempio chi ha una concezione negativa di sé vede solo i suoi difetti e si tende a percepire come incapace, brutto, non amabile, cattivo, debole, fallito o stupido.
Dei esempi tipici di pensieri automatici negativi possono essere: “Mia madre mi considera un perdente!” (pensiero negativo relativo al pensiero di noi che possono avere le altre persone); “Niente va bene!” (pensiero negativo relativo al mondo); “Sono un totale fallimento!” (pensiero negativo su di sé); “Quello che ho fatto non conta, tutti sarebbero in grado di farlo!” (minimizzazione delle proprie qualità o dei propri successi); “Di sicuro risulterò antipatico!” (predizione negativa).
Cosa la mantiene
Alcuni comportamenti tipici delle persone depresse possono favorire lo sviluppo di circoli viziosi, che provocano il mantenimento dell’umore depresso. Il perdurare di questi comportamenti, influendo sulla produttività lavorativa e sul contatto con attività ricreative e nuove esperienze, incidono anche sulle probabilità di provare emozioni positive e modificare le concezioni negative che la persona depressa ha costruito su se stessa, sul mondo e sul futuro.
Alcune persone depresse sono soggette a molta fatica nello svolgimento delle incombenze quotidiane (come per esempio chiamare l’idraulico, pagare le bollette e far revisionare l’automobile); di conseguenza iniziano a sentire maggiormente di essere fallite e incapaci. L’evitamento di queste attività quotidiane mantiene la depressione poiché non permette alla persona di sperimentare brevi stati mentali positivi (come il senso di efficacia personale), tantomeno la possibilità di verificare che non si è realmente incapaci, a differenza di quello che può pensare di essere. Spesso le persone depresse, sentendo disinteresse e apatia rispetto a qualsiasi cosa, trascorrono gran parte del tempo libero in attività passive come stare a letto e guardare la televisione, evitano il contatto con le persone e soffocano amici e conoscenti rimuginando sui propri problemi. Tali comportamenti mantengono la depressione perché impediscono a queste persone di vivere esperienze gratificanti, come per esempio il perdurare dell’insoddisfazione verso se stessi a causa della mancanza di riconoscimento e della non gratificazione dei propri successi.
Possiamo dunque riassumere le principali componenti psicologiche che caratterizzano e mantengono la depressione in:
- Ritiro: rappresenta la riduzione o l’evitamento delle normali attività quotidiane, dei compiti e dei contatti sociali. È basato sull’idea di non essere in grado di fare qualcosa, che sia troppo faticoso o complicato oppure che non porterà a nessun beneficio. La tendenza all’isolamento e all’evitamento contribuisce al mantenimento dello stato umorale depresso e non permette di sperimentare brevi stati mentali positivi e di constatare l’erroneità del pensiero di non efficacia e incapacità verso se stessi, o ei vivere esperienze gratificanti e piacevoli (come per esempio prendere un caffè con un amico o fare una passeggiata)
- Ruminazione mentale: rappresenta il ripetitivo e continuo domandarsi delle cause e conseguenze che possono avere le proprie difficoltà e i propri problemi (per esempio “Perché sono fatto cosi?”, “Perché capita proprio a me?”, “Cosa faccio di sbagliato?”, “Perché sto cosi male?” o Cosa non va in me?”). Dagli studi si è dimostrato che la ruminazione ha un ruolo principale nel mantenimento dello stato depressivo, impedendo alla persona depressa di guardare al futuro e sviluppare strategie costruttive per affrontare il mondo e le difficoltà che si presentano. Un dato che può rendere la ruminazione più dannosa è la sua associazione al perfezionismo.
- Negativismo: rappresenta la tendenza delle persone depresse a fare previsioni negative sl futuro e sul mondo, a mantenere l’attenzione sugli aspetti mancanti al raggiungimento della felicità e della soddisfazione e al continuo sminuirsi (per esempio “Non c’è nulla che vada bene”, “ Ci sarebbe riuscito chiunque!”, “Sicuramente penseranno che sono antipatico”)
Valutazione negativa: rappresenta la tendenza a valutarsi negativamente e denigrarsi come inadeguato, sfortunato o indegno, anche di fronte alle piccole difficoltà o errori che fanno parte della vita di tutti i giorni (come per esempio “Non sono capace a fare niente!”, “Tutti mi considerano un perdente” o “Non valgo nulla!”).
Soffri di depressione? Come capirlo
Come è possibile capire se si ha bisogno o meno di un trattamento terapeutico? A tutti è capitato di avere delle leggere fluttuazioni dell’umore e di essere un po’ depressi, ma questo non è patologico. La tristezza, ovviamente se non troppo intensa, può essere una utile arma per le persone; chiedersi perché si è tristi e porsi delle domande a riguardo può aiutarci a capire di cosa abbiamo bisogno e a trovare dei modi per risolvere i nostri problemi.
Quando sono presenti sintomi che causano molta sofferenza e sono molto intensi allora la depressione necessita dell’intervento clinico, nel caso in cui però vi siano eventi, come il lutto o una separazione, che durano da più di sei mesi. Qualora la depressione venga definita “clinica” la persona presenterà disperazione, senso di colpa, pessimismo eccessivo, autocritica, mancanza di speranza per il futuro e pensieri di morte; la depressione quindi si differenzia dal semplice sentirsi “giù di morale” proprio perché più duratura ed intensa.
Un’altra variabile da tenere in considerazione quando si parla di una persona “clinicamente” depressa sono i motivi e le cause, come avere sentimenti di vuoto, sentirsi privi di energia e perdere interesse verso il mondo esterno in conseguenza della perdita di una persona cara (come per esempio per un lutto, una separazione o un divorzio) è una reazione coerente e naturale con l’esperienza spiacevole che si sta vivendo e, in gran parte dei casi, è transitoria.
Quando si parla di lutto complicato, ovvero quando non si rielabora spontaneamente nell’arco di tempo tra i 6 e i 12 mesi, la depressione causata da questo lutto o separazione va trattata clinicamente.
I sintomi depressivi possono essere riscontrati anche in disturbi psicologici di altro tipo, per questo di seguito si farà una distinzione tra i sintomi depressivi e le condizioni simili degli altri disturbi (per avere una diagnosi accurata è comunque opportuno rivolgersi a delle persone che sono qualificate). Il disturbo bipolare presenta dei periodi depressivi, ma alternati ad altre fasi definite di eccitamento maniacale, durante il quale ci si percepisce come pieni di energia e ottimisti. Distinguiamo la depressione anche da schizofrenia e disturbo schizoaffettivo poiché sono presenti deliri e allucinazione oltre ai sintomi depressivi. Anche alcune condizioni mediche (come demenze, morbo di Parkinson, sclerosi multipla e ictus) o l’assunzione di sostanze (come alcool, farmaci e droghe) possono comportare l’insorgenza di sintomi depressivi; l’astinenza da alcolici e dalla cocaina può causare il manifestarsi della depressione.
Le cause
Non c’è un’unica causa della depressione, ma una correlazione di diversi fattori di tipo psicologico, biologico e ambientale. Per quanto riguarda i fattori biologici, da alcuni studi è stata dimostrata l’esistenza di una componente genetica che può portare o meno allo sviluppo di un quadro depressivo. Può esserci quindi una ereditarietà per la tendenza alla depressione, ma da soli i fattori biologici non possono spiegare lo sviluppo della patologia. Ricerche scientifiche dimostrano che nel caso di gemelli con lo stesso corredo genetico, in cui un gemello risulta depresso, l’altro non ha una probabilità del 100%. Anche i fattori ambientali possono portare allo sviluppo del quadro depressivo, intendendo con ciò tutta l’educazione che viene ricevuta per quanto riguarda gli eventi vissuti sia all’interno che all’esterno della famiglia, le esperienze con i coetanei, gli amici. Alcune esperienze negative precoci in particolare sembra che possano facilitare un senso di mancanza di speranza verso il futuro e quella vulnerabilità che è tipica della depressione. Di seguito ne individuamo alcune:
- richieste nuove dell’ambiente esterno (es. cambiare mansione lavorativa, diventare genitore);
- perdite importanti (es. perdere un genitore, il lavoro, un’amicizia, il partner);
- diminuzione delle attività gratificanti (es. svolgere un lavoro che piace di meno rispetto a quello precedente);
- circostanze di vita sfavorevoli (es. aver perso un genitore in tenera età, avere un figlio disabile, prendersi cura di persone anziane affette da demenza)
- problemi di gestione della propria vita (es. essere disoccupato, avere problemi economici);
- mancanza di relazioni sociali (es. trasferirsi in una città dove non si conosce nessuno).
L’elenco di queste possibili cause non sono necessariamente fattori che provocano la depressione. Infatti, i fattori psicologici, ovvero il modo in cui la persona interpreta e si muove per far fronte agli eventi che gli si presentano, rivestono un ruolo cruciale all’insorgenza del quadro depressivo. Per esempio un modo positivo in cui si può reagire alla perdita di una persona cara, dopo un periodo di sofferenza in iniziale, è aumentare i comportamenti di autocura attraverso il miglioramento delle relazioni interpersonali e la definizione di nuovi obiettivi personali. Invece, un modo negativo potrebbe essere rimproverarsi eccessivamente per piccoli errori e autopunirsi o pretendere da se stessi di avere sempre un comportamento perfetto favorendo il mantenimento dell’umore depresso.
Le conseguenze
Le conseguenze della depressione sono le importanti ripercussioni sulla vita di tutti i giorni; come la diminuzione in quantità e qualità dell’attività lavorativa o scolastica della persona a causa dei problemi di concentrazione che sono tipicamente presenti nei soggetti depressi, il ritiro sociale che comporta questo disturbo e che, a sua volta, porta a problemi interpersonali delle relazioni con figli, partner e colleghi, oltre che al condizionamento che l’umore depresso ha nel rapporto con se stessi e il proprio corpo (come per esempio la difficoltà a mangiare e dormire regolarmente, nel lavarsi e nella cura del proprio aspetto).
Quali sono i differenti tipi di trattamento
Esistono diversi tipi di trattamento della depressione che sono stati individuati negli ultimi anni. Le cure per questo disturbo, che risultano le più efficaci degli studi scientifici, sono la psicoterapia cognitivo-comportamentale, la psicoterapia interpersonale e il trattamento farmacologico; non esistono evidenze che indichino che uno di questi trattamenti o la combinazione di essi sia migliore rispetto agli altri, infatti la scelta di uno o della combinazione dei differenti trattamenti possono essere adatti o meno in base alle esigenze cliniche e personali del soggetto. Le psicoterapie e i trattamenti in cui vengono associate alla farmacoterapia, rispetto alla sola farmacoterapia, risultano comunque essere le più efficaci per quanto riguarda la prevenzione di ricadute dei pazienti. Il trattamento farmacologico è cruciale nei casi in un la depressione si presenta in forma grave. La nuova generazione dei farmaci antidepressivi agisce tramite l’inibizione della recaptazione della serotonina con l’evidenza dell’azione del farmaco generalmente dopo 2-3 settimane dall’inizio della cura; possono essere presenti degli effetti collaterali in alcuni casi che comunque tendono a diminuire nel corso del trattamento.
I farmaci principalmente utilizzati nel trattamento della depressione sono il prozac, lo zoloft, il tofranil, l’elavil, il parnate, il paxil, l’effexor, il wellbutrin, il nardil e il litio (è importante sottolineare che la somministrazione di questi farmaci può essere fatta solo da medici, meglio se psichiatri). Insieme alla cognitivo-comportamentale, la terapia interpersonale (ITP) è quella più efficace nella cura della depressione. È una psicoterapia breve (da 12 a 16 sedute) che si focalizza su tutti i i sintomi attuali, sui rapporti interpersonali e sugli eventi della vita del paziente. In quei casi in cui il quadro depressivo risulta di forma grave risulta necessario ricorrere alla compresenza di più trattamenti terapeutici contemporaneamente (per esempio psicoterapia, farmacoterapia, interventi di supporto) e ad eventuali ricoveri ospedalieri.
La terapia cognitivo-comportamentale
Come è già stato detto, il trattamento cognitivo-comportamentale, insieme a quello della terapia interpersonale, è la psicoterapia risultante la più efficace nella cura di persone con quadro depressivo.
Entro le prime sedute di psicoterapia circa il 75% dei pazienti depressi manifesta una significativa diminuzione dei sintomi, come evidenziato da diversi studi; la riduzione della sintomatologia si riscontra nell’85% dei casi in cui la terapia viene associata al trattamento farmacologico, miglioramenti che si dimostrano duraturi nel tempo.
Per quanto riguarda l’approccio cognitivista, l’esordio e il mantenimento del quadro depressivo è derivato dal ruolo chiave dei pensieri e delle convinzioni negative che le persone fanno su sé stessi, sul mondo e sul futuro. Per la cura di questo tipo di disturbo la terapia cognitivo-comportamentale si focalizza principalmente sul modo in cui il soggetto interpreta gli eventi che gli accadono e sul modo in cui reagisce e valuta rispetto ad essi. Il terapeuta cognitivista, attraverso l’utilizzo si specifiche tecniche cognitivo-comportamentali, si pone come obiettivo quello di aiutare il paziente nell’identificazione e della modifica dei pensieri e delle convinzioni negative che esso fa nei suoi confronti, sul mondo e sul futuro. Questo cambiamento del modo di pensare porterà alla modificazione dei sintomi e alla regolazione del tono dell’umore, influendo positivamente sui pensieri.
Rispetto al comportamento attuato quotidianamente dal paziente si inserisce parallelamente l’intervento terapeutico, procedendo a graduali cambiamenti e specifici e all’inversione della situazione di inattività e isolamento al quale vengono indotte le persone affette dal quadro depressivo. Ciò a cui mirano terapeuta e paziente è l’attuazione di una progressiva riattivazione del livello del comportamento, attraverso il graduale sollievo che il paziente percepirà dagli eventi e la distrazione dalla disforia e dalle ruminazioni negative; questo successivamente permetterà una valutazione empirica delle idee infondate e estremamente negative che il paziente aveva riguardo a sé stesso, al mondo e al futuro, oltre che alla propria capacità di trarre piacere dalle normali attività quotidiane. Questo cambiamento cognitivo condurrà ad una progressiva diminuzione dell’intensità dei sintomi e al miglioramento del tono dell’umore, che influiranno positivamente a loro volta sui pensieri e sul comportamento quotidiano, procedendo all’interruzione del circolo vizioso dal quale la persona affetta da depressione si sente intrappolata.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.