Ansia e paura: sono la stessa cosa?
Le emozioni sono una delle caratteristiche distintive della specie umana, che ci permettono di entrare in relazione con gli altri, di comunicare i nostri stati d’animo e di valutare le situazioni. Con l’evoluzione, l’uomo ha imparato a esprimere le proprie emozioni attraverso le parole; tuttavia, ha mantenuto alcune modalità espressive più primitive.
La paura e l’ansia vengono spesso sovrapposte, utilizzate come sinonimi. È vero che possono essere esperite in uno stesso momento e che i sintomi sono sovrapponibili, ma in realtà si tratta di esperienze emotive diverse tra loro.
La paura è ciò che proviamo di fronte a un evento minaccioso che conosciamo o comprendiamo, mentre proviamo ansia di fronte a un evento che non conosciamo o che è poco definito. Il nostro corpo è evolutivamente predisposto a fuggire o attaccare di fronte a un segnale di pericolo o a un evento minaccioso.
In realtà, l’ansia potrebbe essere definita come una forma più elaborata di paura, che permette all’individuo di adattarsi e di pianificare meglio il futuro. L’ansia quindi può essere anche funzionale e utile.
Ma quindi, date queste premesse, quand’è che l’ansia diventa patologica? Lo diventa quando arriva a interferire con la nostra capacità di affrontare le attività e le sfide quotidiane.
Immaginate di trovarvi di fronte a un leone, il vostro istinto naturale vi farebbe scappare, per mettervi al sicuro, assicurandovi la sopravvivenza. Allo stesso modo, se in una qualche occasione avete paura di fallire, potreste essere spinti a impegnarvi e a fare meglio, ma se la sensazione aumenta fino a diventare insopportabile, potete decidere di smettere di provarci e di scappare dalla situazione.
Identificare il disturbo di panico
Se vi è capitato di provare improvvisamente sensazioni di intensa paura e ansia, senza che vi fosse una reale minaccia esterna, probabilmente si trattava di un attacco di panico. Gli attacchi di panico si verificano quando il nostro meccanismo innato di reazione alle minacce viene usato in modo inappropriato, in situazioni che non lo richiedono.
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5), l’attacco di panico viene definito come un brusco e improvviso manifestarsi di intensa paura e disagio, che raggiungono il picco di intensità in pochi minuti. Durante l’attacco si presentano, in concomitanza, 4 o più dei seguenti sintomi:
- palpitazioni o battito cardiaco accelerato;
- sudorazione;
- tremori fini o grandi scosse;
- sensazione di fiato corto o di fatica nel respirare;
- sensazione di soffocamento;
- dolore o fastidio al petto;
- nausea o dolori addominali;
- vertigini, sensazione di instabilità, testa leggera o sensazione di svenimento;
- brividi o vampate di calore;
- sensazioni di intorpidimento o di formicolio;
- sensazione di irrealtà o di distacco da se stessi;
- paura di perdere il controllo o di impazzire;
- paura di morire.
Un attacco di panico è solitamente seguito da un un mese o più, durante il quale vi è una forte paura o preoccupazione di avere altri attacchi di panico; o profondi cambiamenti nei comportamenti abituali, ad esempio l’evitamento di luoghi o situazioni sociali, o situazioni non familiari, che quindi vengono percepite come rischiose.
Gli attacchi di panico possono essere attesi o situazionali, quando è possibile rintracciare un fattore che li ha scatenati; oppure, al contrario, possono essere inaspettati, quando non sono facilmente ricollegabili a una causa che li ha scatenati.
Nel caso in cui una persona sperimenti un solo attacco di panico, in modo isolato, questo non determina una diagnosi di disturbo di panico.
Il disturbo di panico, inoltre, per essere definito tale, non deve essere meglio spiegato da altre possibili cause mediche di sintomi come il dolore toracico, la frequenza cardiaca elevata o la difficoltà a respirare; non deve essere collegabile all’effetto fisiologico di sostanze; e non deve essere meglio spiegato da altri disturbi mentali.
Le terapie per l’attacco di panico
Il disturbo di panico può portare a una forte sensazione di perdita di sicurezza e di protezione, al punto che la persona può sentire di aver perso la propria libertà.
La psicoterapia e i farmaci sono i trattamenti raccomandati per gli attacchi di panico. Per quanto riguarda i farmaci, essi devono essere assunti per almeno 1 anno e in modo costante, per poter vedere una riduzione dei sintomi e per evitare ricadute.
Come accennato sopra, gli attacchi di panico possono scatenarsi in modo improvviso e completamente inaspettato, suscitando sensazioni di forte paura e impotenza.
La psicoterapia è uno spazio fisico e mentale sicuro, che permette alla persona di raggiungere una maggiore consapevolezza di sé, dei propri pensieri e delle paure irrazionali che affiorando durante gli attacchi di panico, permettendone una rielaborazione.
I pensieri e le emozioni cambiano continuamente, sono in perenne movimento, e il tentativo di controllarli che spesso mettiamo in atto, può essere molto faticoso e raramente porta a effetti benefici. L’obiettivo da perseguire è, piuttosto, quello di imparare a riconoscere i nostri pensieri e le nostre emozioni, arrivando a una piena consapevolezza di essi.
È stato evidenziato come anche il camminare possa avere effetti benefici sull’ansia, sull’umore e sulla nostra capacità di riflessione. Sembra che camminare nei boschi faccia diminuire la frequenza cardiaca e i livelli di cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”).
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.