L’importanza della flessibilità psicologica
La maniera con cui accogliamo le esperienze che ci si presentano lungo la nostra vita e le nostre singole giornate scandisce la nostra intera esistenza. Suona proprio come se fosse una faccenda seria e infatti è proprio così.
La maggior parte delle persone non si accorge nemmeno del peso che può avere la propria visione della realtà, ma questa influisce su moltissime sfere della propria vita: il sé, il rapporto di coppia, le relazioni sociali, il lavoro e perfino sui propri valori. Proprio perché il mondo che si vive è costituito da varie componenti, spesso si tende a dividere tutto in compartimenti stagni, separando fisicamente e mentalmente ciò che vorremmo rimanesse distante l’uno dall’altro, poiché quest’operazione ci fa sentire più sicuri, ci dà la parvenza di avere più controllo su tutto.
Quello che tendiamo a non pensare, però, è che in realtà le nostre esperienze sono in un continuum, sono come in un flusso e hanno la forza di influenzare chi le vive oltre che influenzarsi a vicenda. A questo punto, quindi, le variabili che interessano il proprio mondo si intrecciano e ciò che si crede di controllare non risulta realmente sotto il nostro pieno dominio. È per tale motivo che ciò che potrebbe essere a noi utile è proprio una visione fluida, esattamente come è quello che viviamo, una mentalità che ci permetta di avere uno sguardo più ampio sulle esperienze che facciamo e che ci permetta di viverle in maniera più piena, indirizzandoci verso uno stato mentale nuovo. In psicologia questo modo di essere ha assunto un nome e si chiama flessibilità psicologica.
Le 5 basi dell’ACT, Acceptance and Commitment Therapy
Maggiore è la propria flessibilità psicologica e meglio si riesce a sostenere i pensieri e i sentimenti dolorosi, così da agire con miglior efficacia nel tentativo di rendere la propria vita ricca e significativa. Per tal motivo è stata sviluppata una specifica terapia per aiutare nell’acquisizione della flessibilità psicologica: l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), ovvero la terapia dell’accettazione e dell’impegno. Per capire a fondo ciò che spinge a fare questa tecnica e gli obiettivi che si pone, è bene approfondire le basi su cui poggia:
- La defusione. Molte persone hanno pensieri davanti ai quali tendono a scappare perché spaventate da essi. Sono pensieri che colpiscono a segno in noi, andando a smuovere parti che vorremmo solamente nascondere. Come abbiamo visto, però, tali pensieri un’influenza su noi stessi ce l’hanno ugualmente, dunque non resta che affrontarli e cercare di considerarli con il peso che hanno realmente, senza né sminuirlo né accrescerlo.
- L’espansione. Reprimere emozioni e sensazioni, proprio come per i pensieri, non porta a risultati ideali, tutt’altro, permette solo di prendere tempo prima di affrontare ciò che ci infastidisce rimanendo disarmati dinnanzi ad esso. In fondo, perché trattenere ciò che per noi è un problema? Dovrebbe aiutare? Quando qualcuno o qualcosa ci ostacola vorremmo che rimanesse con noi? Ciò che potrebbe davvero aiutare sarebbe superare le difficoltà, ovvero far fluire le emozioni che ci recano disagio, farle scivolare via. Ma ovviamente, per riuscire in ciò bisogna prima di tutto aprirsi a tali sensazioni ed essere pronti a viverle anche se sono spiacevoli.
- La connessione. Una particolare forma di fuga davanti a quello che per noi risulta essere negativo è trovare rifugio nel passato o nel futuro. Le emozioni e i pensieri da affrontare, però, si trovano proprio nel presente, dunque questo meccanismo non agevola la defusione e l’espansione. Sicchè, una delle fondamenta dell’ACT è il contatto con il momento presente.
- I valori. È difficile dare una definizione di quello che sono i propri valori ma, ragionando attentamente su ciò che rappresentano per ognuno di noi, diventa più facile vederli come un vero e proprio riflesso di ciò che è per noi importante. In fin dei conti consideriamo ciò che per noi è importante per direzionare ogni nostra scelta, dunque anche i valori fungono da guida ed è per questa ragione che è importante conoscerli, approfondirli e modificarli, affinché possano essere un fattore motivante nel cambiamento volto alla flessibilità psicologica.
- L’azione impegnata. L’ultima fondamenta considerata dall’ACT è l’azione, poiché una volta identificati gli elementi necessari per poter avviare il mutamento, questo non avverrebbe mai senza la spinta ad agire. Potremmo avere carrozzeria e motore di un’automobile, ma senza la scintilla che porta l’accensione di quest’ultimo, la macchina non partirà. Ma cosa si intende per azione impegnata? Non una qualunque, bensì quella che si ripete continuamente, senza badare a quanti errori si fanno, senza fermarsi, poiché gli obiettivi si raggiungono solo se si punta verso loro.
Flessibilità psicologica prima di tutto
È bene ricordare che i principi appena descritti non corrispondono affatto ai Dieci Comandamenti!
Non si ha l’obbligo di seguirli, ma si può decidere di applicarli quando si sceglie di provare a farlo. Si può giocare con loro, sperimentare e usarli per mettersi alla prova in prima persona, poiché ognuno di noi differisce dall’altro, ragion per cui anche gli effetti di questi principi possono assumere sfumature diverse a seconda di chi li prova.
Ora che abbiamo visto insieme gli elementi che compongono la griglia di partenza per l’Acceptance and Commitment Therapy, non resta che mettersi ai blocchi di inizio e cominciare l’Azione con la A maiuscola.
Se sei interessato ad approfondire la tecnica per poter intraprendere il tuo percorso verso il cambiamento, contattami pure. Sono qui per te.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.