Che ansia
Ansia è un termine solitamente usato per descrivere una sensazione negativa che caratterizza momenti specifici di vita e si manifesta con sensazioni psicologiche di preoccupazione, tensione, minaccia e con reazioni fisiche di tachicardia, sudorazione, aumento della pressione sanguigna, capogiri, sensazione di gambe molli, nausea, ecc.
Quello che spesso non si sa è che, in realtà, l’ansia è un emozione con un importante funzione per la nostra sopravvivenza in quanto determina cambiamenti psicologici e fisiologici che ci permettono di fuggire da un pericolo o lottare contro di esso.
Come reagiamo di fronte al percolo?
Per capire come funzionano le reazioni fisiche dell’ansia dobbiamo capire come funzionano i meccanismi automatici di reazione al pericolo, che sono simili sia tra gli esseri umani che gli animali.
Nello specifico gli animali hanno una capacità limitata di previsione e i pericoli che devono affrontare sono proprio presenti in quello specifico momento. Parliamo di minacce alla loro vita, alla prole o al loro territorio.
È il sistema nervoso autonomo a coordinare l’attivazione fra cervello e corpo e a dare origine a diverse reazioni efficaci per fronteggiare il pericolo, quali:
1. Attacco-fuga
L’analisi della situazione e la valutazione dei rapporti di forza attiva un’immediata reazione: scappare o aggredire. Per fronteggiare la situazione il corpo prepara:
- il sistema muscolare:dà energia a grandi gruppi muscolari;
- la visione: le pupille si dilatano per migliorare l’acuità visiva, soprattutto al centro del campo visivo dove si aspetta il pericolo per capire se fuggire o lottare;
- il sistema cardio-vascolare: aumentando il battito cardiaco trasporta più velocemente ossigeno e sostanze nutritive ai muscoli;
- la circolazione del flusso sanguigno: il sangue viene ridistribuito in modo da rendere più efficaci le zone interessate alla reazione attacco-fuga: a livello cerebrale vi è una riduzione dell’irrorazione a livello frontale, a favore delle zolle motorie e delle aree visive (necessarie per combattere) con conseguente vertigine e confusione a impedire il ragionamento, che verrà ristabilito quando l’allarme sarà cessato;
- l’apparato respiratorio: l’aumento della respirazione permette di fornire all’organismo un surplus di energia;
- il sistema esogeno: la reazione attacco-fuga provoca un aumento della temperatura corporea che il corpo compensa attraverso la sudorazione per raffreddarsi. Inoltre il sudore, rendendo la pelle scivolosa, impedisce al possibile nemico di afferrarci.
2. Paralisi
Di fronte alla consapevolezza che sia del tutto inutile fuggire o attaccare, il corpo si immobilizza e la respirazione si blocca con la finalità di non produrre alcun suono o movimento. Nel regno animale rappresenta la strategia più efficace qualora non sia possibile attaccare o fuggiere.
3. Resa
Il corpo si rilassa, l’animale mostra la carotide ed espone gli organi vitali. Arrendersi rappresenta una strategia perché molti animali non uccidono l’avversario della stessa specie che dà evidenti segni di resa.
Ansia e paura: qual’è la differenza?
La paura è una reazione immediata che ci permette di affrontare un pericolo, l’ansia funziona in modo diverso perché ha l’obiettivo di farci affrontare una preoccupazione relativa al possibile presentarsi di un evento futuro. Mi preme evidenziare l’aspetto dell’immediatezza insito nella paura contro l’aspetto della previsione tipico dell’ansia, ed è importante evidenziare come ansia e paura non siano sempre sensazioni negative, ma contrariamente a quanto si pensi abbiano un ruolo adattivo.
La paura infatti ci permette di fronteggiare una minaccia, o in alternativa di fuggire da essa (reazione attacco-fuga). In questo senso la paura permette all’uomo di sopravvivere ai pericoli. Nello stesso modo l’ansia aiuta gli esseri umani a individuare possibili minacce e a prepararsi ad affrontarle, immaginando probabili situazioni nelle quali potrebbero essere coinvolti e progettando possibili risposte per fronteggiarle.
In buona sostanza un giusto grado di ansia ci aiuta a sentirci più forti e maggiormente in grado di fronteggiare una situazione.
Il problema nasce quando l’ansia è strabordante e non ha più un aspetto adattivo, ma si generalizza anche a situazioni neutre. Oggi l’ansia ha in gran parte perso la sua funzione di “normale programmazione di azioni che servono a fronteggiare un pericolo”, assumendo la forma di uno stato di continua generica preoccupazione per possibili accadimenti di eventi catastrofici, ipotetici e poco definiti.
Curiosità: com’è stata curata l’ansia nel corso dei secoli?
Al tempo degli antichi greci l’ansia era definita con il termine melanconia e si pensava dipendesse da un eccesso di bile nera (prodotta dalla milza) presente nell’organismo. Questa ipotesi, portata avanti da Ippocrate e sostenuta da Aristotele, veniva curiosamente curata con il vino, ritenuto rimedio naturale ai sintomi fisici manifestati.
Fu a partire dal Medioevo in poi che l’ansia venne concepita come malattia mentale e dello spirito, e proprio perché malattia dello spirito veniva curata dalla religione attraverso la redenzione dei peccati.
Con l’illuminismo, grazie allo sviluppo della ricerca medico-biologica, fu la medicina a farsi carico del trattamento dei sintomi ansiosi attraverso rimedi “avenieristici” come decotti, salassi, impiego di oppio e pietre preziose.
Ma fu solo dall’800 in poi che l’ansia venne progressivamente concepita come un problema psicologico da curare con i farmaci e la psicoterapia (da intendersi etimologicamente come “terapia dell’anima”).
L’ansia e il bisogno di controllare tutto.
In tutti i disturbi d’ansia possiamo trovare un aspetto comune: il controllo.
Di solito le persone che soffrono di un disturbo d’ansia sentono il dovere di mantenere il controllo totale di ogni situazione senza potersi permettere il lusso di vivere in balia degli eventi, con la possibilità che si presentino imprevisti di qualsiasi tipo.
Ciò che porta una persona ansiosa a chiedere aiuto è il sentirsi completamente soverchiata da sensazioni incontrollabili, nei confronti delle quali sente di non poter fare nulla. È questo il fattore che scatena e mantiene un disturbo d’ansia: quando si sperimenta la mancanza di controllo, la persona terrorizzata dalla possibilità di rivivere sensazioni spaventose, nel tentativo di scongiurare tali evenienze, evita tutte le situazioni simili a quella vissuta, andando purtroppo a rinforzare l’idea di essere in balia di eventi incontrollabili.
Fuggire in modo sistematico dalle situazioni che riteniamo incontrollabili rinforza, da un lato, l’idea che esse siano davvero pericolose (e che quindi abbia senso evitarle) e dall’altro che sia impossibile trovare prove contrarie alle nostre aspettative.
Lo studio ESEMeD: un po’ di statistica
L’European Study on the Epidemiology of Mental Disorders ha messo in evidenza che in Italia circa 3.5 milioni di persone adulte hanno sofferto di un disturbo psicologico nell’ultimo anno. Di questi, quasi 2.5 milioni hanno presentato un disturbo d’ansia, 1 milione e mezzo un disturbo affettivo e quasi 50 mila di un disturbo da abuso di sostanze alcooliche.
Inoltre lo studio ha messo in luce, rispetto ai tassi di prevalenza lifetime trovati nel campione italiano, che più di 8,5 milioni di persone adulte ha sofferto di qualche disturbo mentale durante la propria vita, e che le donne sono molto più a rischio di soffrire di un disturbo mentale, con l’eccezione dei disturbi correlati all’uso di alcool. Anche l’essere disoccupati, casalinghe o disabili aumenta il rischio di soffrire di disturbi psichici.
Fonte: Ministero della Salute – D.G. della Programmazione Sanitaria
I disturbi d’ansia: la classificazione secondo il DSM V.
Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico, V° Edizione – American Psychiatric Association, 2013) i disturbi d’ansia possono essere classificati in:
- Disturbo d’ansia da separazione (frequenza :bambini: 4%; adolescenti: 1,6%)
- Mutismo selettivo (frequenza tra 0,03 – 1%)
- Disturbo d’ansia sociale (frequenza 2,3%)
- Fobia specifica (frequenza 6%)
- Disturbo di panico (frequenza 2.3%)
- Agorafobia (frequenza 1,7%)
- Disturbo d’ansia generalizzata (frequenza 0,4 – 3,6%)
- Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci (frequenza 0,002%)
Il disturbo d’ansia da separazione
È tipico dell’età evolutiva e si caratterizza per un’ansia eccessiva riguardante la separazione da casa o da coloro a cui il bambino è legato. Si può parlare di disturbo d’ansia da separazione se la problematica è presente per almeno 4 settimane, e causa disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, scolastica, o di altre aree importanti del funzionamento.
I bambini o gli adolescenti con questo disturbo possono provare eccessivo malessere ricorrente riguardo alla separazione da casa o dalle figure a cui sono maggiormente attaccati, hanno sempre bisogno di sapere dove si trovino e di stare in contatto con loro.
Quando sono separati dalle figure di attaccamento sono spesso assorbiti da paure riguardanti il fatto che possano accadere incidenti o malattie ai loro cari. I bambini con questo disturbo spesso esprimono il timore di essere smarriti e di non ritrovare più i loro genitori. L’ansia si esprime anche quando devono lasciare i genitori per andare a scuola e possono essere riluttanti a praticare attività extrascolastiche.
Possono manifestare problemi legati all’addormentamento perché faticano a stare in camera da soli, durante la notte capita che si sveglino per andare nel letto con i genitori o con i fratelli. Possono avere incubi che esprimono le paure del soggetto (per es., la distruzione della famiglia per un incidente stradale, un incendio della casa o un’altra catastrofe). Esprimono spesso lamentele fisiche, come dolori di stomaco, alla pancia, mal di testa, nausea, e vomito, quando la separazione avviene o viene anticipata col pensiero. I sintomi cardiovascolari come palpitazioni, vertigini, e sensazioni di svenimento sono rari nei bambini più piccoli, ma possono insorgere nei soggetti più grandi.
Il disturbo può svilupparsi a seguito di un evento di vita traumatico o fortemente stressante come per esempio la morte o una grave malattia di un parente o di un animale domestico, o a seguito di un cambiamento di scuola, di città o paese.
I sintomi più frequenti sono:
- Pensieri e paure costanti relativi alla propria incolumità e a quella delle figure significative;
- Rifiuto di andare a scuola;
- Preoccupazioni estreme nel caso debba dormire fuori casa
- Eccessivo attaccamento all’ambiente domestico
- Manifestazioni di panico o di collera al momento di separarsi dai genitori
- Frequenti mal di testa, mal di stomaco o vomito
Mutismo selettivo
Il Mutismo Selettivo è un disturbo d’ansia infantile caratterizzato dall’incapacità di parlare in varie situazioni sociali. Circa il 90% dei bambini con mutismo selettivo risponde ai criteri diagnostici del DSM-V della fobia sociale.
Il disturbo d’ansia sociale
La fobia sociale, o disturbo d’ansia sociale, si caratterizza per un’ansia marcata o un intensa paura relativa alle situazioni sociali nelle quali l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri.
Situazioni tipo possono essere: mangiare in un ristorante, parlare davanti ad altre persone, incontrare persone sconosciute, essere osservati, ecc.
Ciò che le persone temono in queste situazioni è di comportarsi in modo tale che si manifestino i loro sintomi ansiosi, con conseguente giudizio negativo da parte degli altri (perché umilianti o imbarazzanti). Ne consegue un forte disagio o un eccessivo evitamento legato alle situazioni sociali.
Per poter porre diagnosi di ansia sociale la paura, l’ansia e l’evitamento devono durare più di 6 mesi e devono essere sproporzionate rispetto alla reale minaccia rappresentata dalla situazione. I soggetti che ne soffrono, inoltre, possono risultare poco capaci di esprimere le loro emozioni o opinioni, essere eccessivamente remissivi, risultare timidi, evitare il contatto visivo e parlare a voce bassa; essere meno aperti nelle conversazioni e rivelare poco di sé stessi.
Fobia specifica
Le persone, che soffrono di fobie specifiche, provano una paura marcata e persistente quando si trovano di fronte a un oggetto o a una situazione specifica, oppure quando temono di perdere il controllo, avere il panico o svenire di fronte all’oggetto temuto. Il livello di ansia provato varia in base alla vicinanza con lo stimolo fobico, specialmente quando la persona deve rimanere nella situazione o crede di che sia impossibile allontanarsene.
L’ansia anticipatoria, l’evitamento e il disagio nella situazione temuta interferiscono in modo significativo con il funzionamento lavorativo (o scolastico), la normale routine della persona, con le attività o le relazioni sociali, oppure è presente disagio marcato per il fatto di avere la fobia. Le persone sono consapevoli che la paura è eccessiva o irragionevole rispetto alla situazione o all’oggetto temuto, ma non riescono a controllarla.
Il disturbo d’ansia generalizzata
Questo disturbo si caratterizza per la presenza di uno stato persistente e continuo di preoccupazione generalizzato a numerosi eventi o situazioni, con un intensità, durata o frequenza eccessive rispetto al dato di realtà. L’ansia, non essendo legata a specifiche circostanze, è difficile da controllare per la persona che la sperimenta ed è presente per la maggior parte della giornata e per almeno sei mesi.
Le preoccupazioni (eccessive) si accompagnano ad almeno tre dei seguenti sintomi:
- Irrequietezza;
- Irritabilità;
- difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria;
- stanchezza;
- tensione muscolare;
- disturbi del sonno.
I sintomi ansiosi non sono forti e travolgenti come nell’attacco di panico, ma sebbene siano edulcorati si mantengono a lungo nel tempo e quindi sono ugualmente debilitanti.
Secondo l’OMS, organizzazione mondiale della sanità, il 5% della popolazione mondiale, soprattutto di sesso femminile, soffre di questo disturbo e solo un terzo di chi ne soffre si rivolge a uno specialista della salute mentale, in quanto i sintomi fisici dell’ansia portano le persone che ne soffrono a rivolgersi a medici di base, internisti, gastroenterologi o cardiologi.
Disturbo da panico
Il disturbo da panico si caratterizza per uno stato di intensa paura che raggiunge il suo picco nel giro di dieci-quindici minuti, caratterizzato dalla comparsa di almeno quattro dei seguenti sintomi: palpitazioni, tremori, affanno, sudorazione, sensazione di soffocamento, nausea, dolore al petto, capogiri, sensazione di essere staccati dal proprio corpo, sensazione di realtà alterata, brividi, vampate di calore, sensazione di perdere il controllo, di impazzire o morire, formicolii.
Agorafobia
L’agorafobia si caratterizza per un intensa ansia di trovarsi in luoghi o situazione dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali si ritiene non possa essere disponibile un aiuto in caso di attacco di panico. Le paure riguardano situazioni quali essere fuori casa da soli, essere in mezzo alla folla o in coda, viaggiare in automobile o su altri mezzi di locomozione, trovarsi in spazi aperti o in situazioni costrittive (ascensori).
Disturbi d’ansia indotti da sostanze/farmaci
Questa diagnosi viene posta quando i sintomi d’ansia sono eccessivi rispetto a quelli che di solito si riscontrano associati con la sindrome di astinenza o di intossicazione, e quando la sintomatologia legata all’ansia è così grave da giustificare una presa in carico indipendente.
Come prendere il primo appuntamento con la Dott.ssa Chiari
Per quanti fossero interessati a fissare un appuntamento con la dott.ssa Simona Chiari per i disturbi legati all’ansia è possibile prenotare un colloquio. Visita la pagina dei contatti per maggiori informazioni
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.