Molte volte sentiamo parlare di ansia, e spesso questo termine è associato ad una vasta gamma di emozioni, tutte riconducibili ad un insieme di sintomi psicofisici. Ansia, infatti, è un termine solitamente usato per descrivere una sensazione negativa che caratterizza momenti specifici di vita e si manifesta attraverso sensazioni di preoccupazione, tensione, minaccia e reazioni fisiche di tachicardia, sudorazione, aumento della pressione sanguigna, capogiri, nausea etc.
Quello che spesso non si sa è che in realtà l’ansia è un’emozione con un’importante funzione per la nostra sopravvivenza in quanto determina cambiamenti psicologici e fisiologici che ci permettono di fuggire da un pericolo o lottare contro di esso.
Come reagiamo di fronte al pericolo?
Per capire come funzionano le reazioni fisiche dell’ansia dobbiamo capire come funzionano i meccanismi automatici di reazione al pericolo, che sono simili sia tra gli esseri umani che gli animali. Nello specifico gli animali hanno una capacità limitata di previsione e i pericoli che devono affrontare sono proprio presenti in quello specifico momento. Parliamo di minacce alla loro vita, alla prole o al loro territorio.
È il sistema nervoso autonomo a coordinare l’attivazione fra cervello e corpo e a dare origine a diverse reazioni efficaci per fronteggiare il pericolo. Nello specifico si tratta di strategie quali attacco-fuga, paralisi e resa.
Reazione di attacco-fuga
L’analisi della situazione e la valutazione dei rapporti di forza attiva un’immediata reazione: scappare o aggredire. Per fronteggiare la situazione il corpo prepara:
- il sistema muscolare dà energia a grandi gruppi muscolari;
- la visione: le pupille si dilatano per migliorare l’acuità visiva, soprattutto al centro del campo visivo dove si aspetta il pericolo per capire se fuggire o lottare;
- il sistema cardio-vascolare: aumentando il battito cardiaco trasporta più velocemente ossigeno e sostanze nutritive ai muscoli;
- la circolazione del flusso sanguigno: il sangue viene ridistribuito in modo da rendere più efficaci le zone interessate alla reazione attacco-fuga; a livello cerebrale vi è una riduzione dell’irrorazione a livello frontale, a favore delle zolle motorie e delle aree visive (necessarie per combattere) con conseguente vertigine e confusione a impedire il ragionamento, che verrà ristabilito quando l’allarme sarà cessato;
- l’apparato respiratorio: l’aumento della respirazione permette di fornire all’organismo un surplus di energia;
- il sistema esogeno: la reazione attacco-fuga provoca un aumento della temperatura corporea che il corpo compensa attraverso la sudorazione per raffreddarsi. Inoltre, il sudore, rendendo la pelle scivolosa, impedisce al possibile nemico di afferrarci.
Reazione di paralisi
Di fronte alla consapevolezza che sia del tutto inutile fuggire o attaccare, il corpo si immobilizza e la respirazione si blocca con la finalità di non produrre alcun suono o movimento. Nel regno animale rappresenta la strategia più efficace qualora non sia possibile attaccare o fuggire.
Reazione di resa
Il corpo si rilassa, l’animale mostra la carotide ed espone gli organi vitali. Arrendersi rappresenta una strategia perché molti animali non uccidono l’avversario della stessa specie che dà evidenti segni di resa.
Ansia e paura: qual è la differenza?
La paura è una reazione immediata che ci permette di affrontare un pericolo, l’ansia funziona in modo diverso perché ha l’obiettivo di farci affrontare una preoccupazione relativa al possibile presentarsi di un evento futuro. È importante evidenziare l’aspetto dell’immediatezza insito nella paura contro l’aspetto della previsione tipico invece dell’ansia, ed è importante evidenziare come ansia e paura non siano sempre sensazioni negative, ma contrariamente a quanto si pensi abbiano un ruolo adattivo piuttosto importante.
La paura, infatti, ci permette di fronteggiare una minaccia, o in alternativa di fuggire da essa (reazione attacco-fuga). In questo senso la paura permette all’uomo di sopravvivere ai pericoli.
Nello stesso modo l’ansia aiuta gli esseri umani a individuare possibili minacce e a prepararsi ad affrontarle, immaginando probabili situazioni nelle quali potrebbero essere coinvolti e progettando possibili risposte per fronteggiarle.
In buona sostanza un giusto grado di ansia ci aiuta a sentirci più forti e maggiormente in grado di fronteggiare una situazione.
Il problema nasce quando l’ansia è strabordante e non ha più un aspetto adattivo, ma si generalizza anche a situazioni neutre. Oggi l’ansia ha in gran parte perso la sua funzione di “normale programmazione di azioni che servono a fronteggiare un pericolo”, assumendo la forma di uno stato di continua generica preoccupazione per possibili accadimenti di eventi catastrofici, ipotetici e poco definiti.
L’ansia e il bisogno di controllare tutto
In tutti i disturbi d’ansia possiamo trovare un aspetto comune: il controllo.
Di solito le persone che soffrono di un disturbo d’ansia sentono il dovere di mantenere il controllo totale di ogni situazione senza potersi permettere il lusso di vivere in balia degli eventi, con la possibilità che si presentino imprevisti di qualsiasi tipo.
Ciò che porta una persona ansiosa a chiedere aiuto è il sentirsi completamente soverchiata da sensazioni incontrollabili, nei confronti delle quali sente di non poter fare nulla. È questo il fattore che scatena e mantiene un disturbo d’ansia, ovvero, quando si sperimenta la mancanza di controllo, la persona terrorizzata dalla possibilità di rivivere sensazioni spaventose, nel tentativo di scongiurare tali evenienze, evita tutte le situazioni simili a quella vissuta, andando purtroppo a rinforzare l’idea di essere in balia di eventi incontrollabili. Questo crea un circolo vizioso che non permette di trovare con lucidità una via d’uscita agli stati di ansia. Fuggire in modo sistematico dalle situazioni che riteniamo incontrollabili rinforza, da un lato, l’idea che esse siano davvero pericolose (e che quindi abbia senso evitarle) e dall’altro che sia impossibile trovare prove contrarie alle nostre aspettative.
Se stai sperimentando un periodo caratterizzato da stati di ansia o stai attraversando un momento difficile della tua vita, contattami!
Il nostro lavoro è aiutarti ad affrontare le piccole e grandi difficoltà che spesso si trovano lungo il percorso in modo da poter vivere al meglio la tua vita e le tue relazioni.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.
Gent.ma Dott.ssa Simona Chiari,
Il mio nome è Antonio di anni 45 e nel 2018 sono stato licenziato da una Pubblica Amministrazione dopo 15 anni di onorevole servizio. Purtroppo, la mia nuova dirigente si era invaghita per me e non appena ha saputo che dovevo spostarmi ha fatto ferro e fuoco per mandarmi in commissione disciplinare per una vera e propria formalità.
Nel maggio 2018 il CDS mi notificò il licenziamento disciplinare presso la residenza dei miei genitori.
Da allora non ho trovato alcun tipo di lavoro adatto alle mie necessità e credenziali ma, da circa 7/8 mesi sono quotidianamente perso nei meandri dei ricordi sia belli che brutti e, soprattutto non riesco più ad addormentarmi in orari consoni ma il primo sonno mi arriva verso le 5 del mattino dopo aver trascorso un’intera notte davanti alla tv. Circa una settimana fa, improvvisamente durante la notte ho avuto la terribile paura di morire soffocato poiché a causa della mia dipendenza da cocaina ho le narici perennemente chiuse e contestualmente ho avuto una crisi di cefalea a grappolo (già diagnosticata) accompagnata da terribili pensieri del passato e del mio futuro avendo ancora più paura di affrontarlo…!!
Secondo il Suo illustre parere, quali sono le possibili soluzioni a questa fortissima ansia?
Ringraziando anticipatamente
Porgo distinti saluti
Antonio P.