Figli: giudicare i comportamenti o interpretare i bisogni?
“Sei un bambino capriccioso!”
E se invece si provasse a dire: “Cosa mi stai chiedendo con questo comportamento? Di cosa hai bisogno?”. Esploriamo cosa significa essere attenti ascoltatori dei bisogni dei figli. Ci sono i capricci, certo, ma li possiamo distinguere dai bisogni?
A volte i genitori sono esausti perché immersi in un mondo che apparentemente è indecifrabile, fatto di capricci, grida, pianti, proteste, corse, ritorni, bisogni essenziali: il mondo dei propri figli. Vorrebbero un manuale di istruzioni per fare il genitore, ma dimenticano che non occorre essere un genitore perfetto e che la mappa per orientarsi nella giungla dei bisogni dei bambini la fornisce il proprio figlio/a!
Come leggere la mappa dei bisogni dei bambini?
I bisogni dei bambini ed il sistema dell’attaccamento
Avere una mappa può essere riduttivo e non esaustivo per rispondere ad ogni specifica situazione, ma se impariamo a leggere una mappa semplice, fatta di pochi elementi sarà più semplice orientarsi e quindi rispondere in modo sintonico ai bisogni dei propri figli. Per leggerla è necessario avere occhi per osservare attentamente, orecchie per ascoltare, mani per accogliere, parole per raccontare.
I bambini vengono al mondo con un dispositivo biologico molto potente: il sistema dell’attaccamento.
Grazie a questo dispositivo, che si incontra con quello della madre e del padre si realizza una danza meravigliosa quanto complessa: quella della relazione di attaccamento-accudimento, fatta di segnali, gesti, risposte, richieste. Se questo meccanismo funziona bene, si realizzerà quello che viene definito attaccamento sicuro, uno stile relazionale fra genitori e figli che consente al bambino/a si sentirsi protetto, al sicuro e di poter esplorare pian piano il mondo che lo circonda, sentendo di avere una base sicura alla quale fare ritorno. Crescendo questo strumento garantirà al bambino/a di essere felice in compagnia dei suoi genitori, di saper chiedere aiuto, di avere una buona dose di fiducia in sé e negli altri, di avere buone amicizie e relazioni equilibrate, di avere una buona autostima e in definitiva di realizzare l’itinerario di crescita in modo armonico.
Bisogni di esplorazione e di rientro al porto sicuro
I primi bisogni sono quelli biologici: il cucciolo di uomo ha bisogno, come si sa, di essere nutrito, cambiato, di dormire abbastanza, di stare al calduccio vicino al corpo dei propri genitori sentendosi contenuto e amato. Crescendo questi bisogni di accudimento diventano più complessi, ma si possono raggruppare in due categorie: i bisogni di esplorazione e quelli di rientro al “porto sicuro”.
I bisogni fondamentali di esplorazione riguardano i segnali che il bambino manda al genitore in modo esplicito o implicito (sguardo, parole, gesti) mentre esplora il mondo giocando, camminando, studiando, crescendo. Il bambino ha bisogno di sentirsi sostenuto nell’esplorazione e che quindi il genitore sia presente e coinvolto, sia lì per incoraggiarlo, apprezzarlo, sorvegliarlo, aiutarlo senza che si sostituisca a lui. Molto spesso la frenesia delle routine quotidiane richiede tempi brevi per svolgere i compiti del bambino (mettersi le scarpe, vestirsi, fare i compiti,…) e il rischio del genitore è quello di sostituirsi al bambino in queste attività che sono importanti per il suo sviluppo psico-motorio e cognitivo, ma anche per la crescita del suo senso di competenza. Questo accade e non è un dramma, ma se accade come regola il bambino si sentirà fragile e non in grado di farcela da solo senza avere la possibilità di trovare le proprie strategie per farcela. Costruire dei momenti in cui il bambino ha il suo tempo di svolgere una attività, da solo ma “alla presenza del genitore” sembra banale, ma è molto prezioso. Giocare insieme, inoltre, è un bisogno dei bambini e divertirsi con i propri genitori è un grande dono.
Infine, i bisogni che riguardano il ritorno al porto sicuro sono quelli che il bambino sperimenta quando cambia qualcosa nel suo mondo interno e sente il bisogno di tornare dal genitore: possono essere stanchi, spaventati, e quindi richiedere protezione, consolazione o un aiuto nell’organizzazione di emozioni come la rabbia, la paura, la tristezza.
“Saper stare” con le emozioni del proprio figlio, quindi co-regolarle, implica che l’adulto, il genitore, abbia una buona relazione e un buon dialogo con le proprie emozioni, così il bambino potrà sentirsi al sicuro, compreso, aiutato veramente.
COS-P: un percorso di gruppo per genitori
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