Nelle separazioni giudiziali il giudice può disporre una Consulenza Tecnica d’Ufficio al fine di valutare lo stato psicologico dei bambini e dei genitori, al fine di poter prendere le decisioni migliori per il benessere dei figli.
La valutazione delle figure adulte di riferimento, i genitori, viene effettuata tramite un’indagine psico-diagnostica.
Nella società odierna vi sono importanti cambiamenti nelle relazioni affettive e sentimentali che si ripercuotono sulla natura essenzialmente relazionale dell’uomo, che vive in una comunità organizzata con lo scopo primario di trasmettere il proprio patrimonio genetico e la soddisfazione dei bisogni di accudimento e attaccamento.
Nei paesi occidentali separazioni e divorzi dagli anni ’90 ad oggi hanno avuto una crescita continua che si avvicina sempre più a quella degli Stati Uniti che vivono un rapporto tra divorzi, separazioni e matrimoni di 1:2.
Le cause di tutto ciò sono differenti e complesse, quali la qualità e l’allungamento della vita; un mondo del lavoro che include ormai a tutti gli effetti anche le donne; una collettività anche religiosa e un contorno familiare che hanno ridotto notevolmente la loro influenza nelle scelte individuali. Un egocentrismo crescente che tende a far prevalere una ricerca del personale benessere, attese maggiori verso una vita matrimoniale uniti ad una maggior autonomia della donna rappresentano i fondamenti che si esplicitano in molte separazioni conflittuali.
Le statistiche ci dicono che in Italia sono consensuali l’86% delle separazioni e l’80% dei divorzi e quando così non è la disputa si evolve in Tribunale, soprattutto quando il matrimonio è caratterizzato da una lunga durata o da una cultura etnico religiosa diversa tra i coniugi o uno dei due è in stato di disoccupazione.
Separazione conflittuale: i possibili risultati
Separazione e divorzio sono sinonimi di importanti e significativi cambiamenti che coinvolgono tutti gli aspetti della vita, dalla quotidianità ai programmi per il futuro fino ad arrivare alla propria identità, giungendo ad una criticità tale che vengono equiparati a lutti veri e propri, in quanto rappresentano la dissoluzione di un rilevante impegno interpersonale ed emotivo.
Se viene superata la normale reazione di angoscia, come avviene nella maggior parte dei casi le persone affrontano il distacco e la sensazione di perdita, altrimenti come conseguenza di un mancato superamento della separazione viene a crescere una reazione dolorosa e perseverante, che nella peggiore delle ipotesi può finire in casi di omicidio e/o suicidio.
La separazione conflittuale sovente genera conseguenze violente che coinvolgono anche la prole, questo perché ciò che nasce è una vera e propria relazione disfunzionale, caratterizzata da una mancata visione di alternative possibili, che coinvolge l’intero nucleo familiare.
Lo psicologo nella veste di Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) nella separazione conflittuale
In caso di frattura della convivenza dei genitori in modo non consensuale, in quella che viene definita una separazione giudiziale, per poter garantire il diritto del minore a mantenere un rapporto continuativo con entrambi i genitori esercitando il diritto alla bigenitorialità il Giudice si avvale di un consulente dotato di specifica competenza in materia, che effettua una perizia la Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), il professionista che effettua la consulenza pur non avendo finalità terapeutiche ha l’obiettivo di salvaguardare il benessere psicofisico del minore e viene incaricato in aula dopo giuramento.
Obiettivo della consulenza è riportare al giudice la condizione psicologica relazionale che connota gli individui che compongono la famiglia, la coppia e il sistema nel suo complesso, evidenziando punti di debolezza, punti di forza, aree di criticità e risorse utili per attuare cambiamenti evolutivi di segno positivo. Viene inoltre fatta una valutazione delle capacità genitoriali, per regolare la frequentazione del minore con entrambi i genitori o eventualmente per escludere dall’affidamento uno o entrambi i genitori, l’esperto dovrà tener conto dei criteri minimi relativi alle capacità genitoriali, che riguardano essenzialmente la funzione di cura e protezione, la funzione riflessiva, la funzione empatica/affettiva, la funzione organizzativa (scolastica, sociale e culturale), e il criterio dell’accesso all’altro genitore (Protocollo di Milano 2012).
I genitori possono a loro volta incaricare un loro consulente tecnico di parte di fiducia (CTP) che affianca il CTU e propone ad esso osservazioni a supporto e critica delle conclusioni da questi tratte, sempre nella salvaguardia del minore.
La perizia viene effettuata tramite diversificati strumenti, quali test e strumenti validati, è un’indagine psico-diagnostica che prevede e distingue chiaramente elementi descrittivi, informativi, di racconto ed interpretativi.
L’attendibilità della consulenza è garantita anche dal fatto che tutti i colloqui sono videoregistrati e le parti coinvolte sono preliminarmente informate su finalità, metodologie usate e sui limiti imposti dal segreto professionale.
Infine il CTU relaziona senza l’utilizzo di tecnicismi difficilmente comprensibili dai non esperti sulle operazioni peritali e quindi sulle relative proposte motivandole opportunamente.
Separazione giudiziale e valutazione della capacità di coprire il ruolo di genitore
Nella valutazione della genitorialità lo strumento che dà le direttive è rappresentato dal Protocollo di Milano redatto a conclusione del Convegno “Verso un protocollo per l’affidamento dei figli”, tenutosi a Milano il 16 e il 17 marzo 2012, organizzato dalla Fondazione Guglielmo Gulotta, dall’Ordine degli Avvocati di Milano e dall’AIAF Lombardia, con il patrocinio del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, del Centro per la Riforma del Diritto di Famiglia e della Camera Minorile di Milano, con l’apporto interdisciplinare di psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, avvocati, e magistrati, che si è concluso con la stesura delle Linee guida per la consulenza tecnica in materia di affidamento dei figli a seguito di separazione dei genitori: contributi psico-forensi.
Il Protocollo dà linee guida di carattere concettuale e metodologico, perché sia garantita la tutela psicofisica dei minori coinvolti e il loro benessere. Tali riferimenti hanno altresì lo scopo di agevolare il lavoro di valutazione e di scelta di provvedimenti idonei da parte degli avvocati e dei magistrati, sempre nell’ottica di tutelare i diritti dei minori riconosciuti dalla legge. Consente infatti di vagliare la correttezza metodologica utilizzata ed il fondamento delle risultanze.
In particolare, l’esperto chiamato dal giudice a compiere l’accertamento dovrà valutare le competenze del genitore nei molteplici e variegati campi che coprono le capacità dei genitori a rispondere ai bisogni fondamentali quali le cure igieniche, alimentari, sanitarie, ai bisogni emotivi comprendendone primariamente le necessità legate all’età, alla capacità di supportare attraverso l’individuazione di percorsi educativi e sociali adeguati per fase evolutiva ed inclinazioni, alla capacità di negoziare con l’altro genitore, anche al fine di promuovere il ruolo dell’altro genitore e quindi di mantenere buone relazioni con tutta la famiglia allargata.
L’esperto valuta inoltre la disponibilità del genitore e/o dei genitori a sottoporsi a un percorso di sostegno alla genitorialità.
Separazione giudiziale e concetto di bigenitorialità
Il principio di bigenitorialità è stato legittimato definitivamente all’interno delle separazioni con la Legge n. 54 dell’8 febbraio 2006, si fonda sul diritto dei figli ad avere una relazione stabile ed equiparata con entrambi i genitori, avendo sempre accanto un padre e una madre che si prendano cura di loro, dando affetto, assistenza, cure, educazione e provvedendo ai loro bisogni morali e materiali. Uniche eccezioni a questo diritto dei figli ad avere sempre un sano e significativo rapporto con entrambe le figure genitoriali, sono rappresentate dalle cosiddette situazioni pregiudizievoli.
La separazione è dannosa quando un genitore non la accetta e la vive in modo egocentrico e conflittuale fino ad arrivare a favorire un clima relazionale che non permette una crescita bilanciata del figlio.
Una diffusa disfunzione che si riscontra nei casi di separazione è l’alienazione parentale in cui in un’aspra conflittualità i coniugi usano i figli come uno strumento di belligeranza creando anomale alleanze con i figli ai danni dell’altro genitore.
Uno dei genitori mette in atto un comportamento manipolatore nei confronti del figlio e un’attiva denigrazione dell’altro coniuge che arriva a provocare nel bambino un’alienazione dalla realtà, un disprezzo immotivato nei confronti del genitore oggetto delle maldicenze e un rifiuto dello stesso.
Il CTU all’interno della perizia coglie i segnali di un’alienazione che possono essere false accuse di maltrattamenti o comportamenti e linguaggi atipici per la sua età.
Più studi sottolineano l’importanza di una precoce individuazione di sintomi di alienazione parentale che possa scongiurare la comparsa nel minore di sensazioni di perdita del genitore alleato nel caso di una sua mancanza di adesione alle sue meccaniche o a sentimenti di colpa verso il genitore oggetto di discriminazione.
Nel nostro paese sono ancora oggetto di indagine le modalità di evoluzione della separazione ed il comportamento verso i figli.
Da quanto fin qui riportato risulta piuttosto articolato il compito del CTU che è chiamato a dare utili indicazioni riguardanti i diritti di visita e di custodia dei figli coinvolti.
Separazione giudiziale e rischio
Un fattore di rischio è una specifica condizione che risulta statisticamente associata ad una malattia e che pertanto si ritiene possa concorrere alla sua patogenesi, favorirne lo sviluppo o accelerarne il decorso. Un fattore di rischio non è pertanto un agente causale ma la sua presenza, o la compresenza di più fattori di rischio, aumenta notevolmente il rischio di malattia.
La separazione conflittuale assume questa caratteristica di fattore di rischio e si ripercuote sulla salute psicofisica dei figli e nelle dinamiche familiari.
Gli studi sottolineano l’importanza di supportare i coniugi nella compartecipazione al loro compito di padre e madre separando la relazione di coppia da quella di genitori anche se le relazioni sono decisamente correlate.
Il CTU opera mettendo in evidenza le esigenze dei figli ed evidenziando come sia tipico in una separazione avere difficoltà a distinguere la relazione tra i coniugi dal ruolo di genitori, il CTU inoltre identifica la presenza di una problematica relazionale che si sta ripercuotendo sull’attività di genitore e agisce segnalandone la presenza e facilitando un processo che porti ad una congrua e sana separazione.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.