Il ruolo dei mass-media nell’insorgenza dei disturbi alimentari
In una società come la nostra, tutti gli individui, e in particolare gli adolescenti, abbiamo sviluppato una grande familiarità con i mezzi multimediali.
Le immagini mediatiche, al quale gli adolescenti sono sovraesposti, per la maggior parte dei casi propongono un’immagine corporea irrealistica che però finisce per influenzare l’idea di corporeità dei più giovani e ciò potrebbe favorire la manifestazione di disturbi alimentari.
Come si crea l’ideale di immagine corporea?
Il modello di influenza tripartito dell’immagine corporea descritto da Thompson (2012) è uno tra i modelli socioculturali che hanno indagato i canali che contribuiscono alla costruzione dell’immagine corporea degli individui.
Questo modello parte dal presupposto che gli ideali di bellezza che vengono trasmessi agli individui provengono da diversi canali socioculturali, in particolare dai genitori, dal gruppo di pari e dai mass media. L’individuo che entra in contatto con questi particolari canali socioculturali costruisce e interiorizza il suo ideale di immagine corporea sulla base degli stereotipi di apparenza che gli vengono trasmessi e talvolta proprio per questi ideali sono portati a sentirsi poco soddisfatti del proprio aspetto esteriore e sperimentano l’insoddisfazione corporea.
Come è già stato sottolineato, gli adolescenti rappresentano la fascia d’età più soggetta all’insorgenza del fenomeno di insoddisfazione corporea; recentemente De Vries (2016) ha effettuato uno studio su un campione di adolescenti fra gli 11 e i 18 anni scoprendo i social network sono diventati un ulteriore canale socioculturale che partecipa all’influenza dell’immagine corporea e che la probabilità di insorgenza dell’insoddisfazione è proporzionata al tempo che gli adolescenti passano sui social network, sia maschi sia femmine. I canali che favoriscono i disturbi alimentari e sostengono le preoccupazioni per l’alimentazione e la propria immagine corporea non sono solo i social network ma anche quei siti web considerati pro-anoressia (pro-ana) perché sono associati ad una spinta verso la magrezza e al perfezionismo relativo al proprio corpo.
Tra gli adolescenti sicuramente sono i più influenzati da questi siti e solitamente nella settimana successiva alla presa di contatto con questi siti manifestano una maggiore insoddisfazione corporea e al controllo del consumo calorico. Questo avviene perché i ragazzi sono spinti dai messaggi pro-ana ad interiorizzare gli ideali di magrezza e muscolosità.
Nei prossimi paragrafi si intende spiegare come il canale socioculturale dei mass media e dei social network agiscano per creare l’insoddisfazione corporea.
Le immagini mediatiche e l’oggettivazione
Negli ultimi decenni si è svolto un grande dibattito per comprendere quanto la presentazione di modelli estetici irrealistici possa essere un fattore di rischio per l’insorgenza di disturbi alimentari dovuta ad una formazione di identità corporea disfunzionale nell’età adolescenziale. Questo perché sembra essere condivisa dalla maggior parte degli adolescenti la consapevolezza del fatto che i corpi filiformi raffigurati dai media non siano la rappresentazione della realtà. Dall’altro lato però parte degli adolescenti sviluppa la parte degli adolescenti sviluppi l’idea che quella magrezza rappresenti un’ideale normativi, ritenendo dunque la piccola percentuale di corpi mediatici magrissimi un riflesso della realtà.
Ma per quale motivo le immagini mediatiche esercitano una tale influenza sull’immagine corporea? La risposta a questa domanda è data dalla teoria dell’Oggettivazione di Fredrickson e Roberts (1997). Questa teoria si basa sull’idea che quando si parla di oggettivazione si intende il fatto che un individuo venga pensato come un oggetto; a causa di ciò l’individuo viene deumanizzato e assume l’identità di strumento e di merce. L’oggettivazione che i media propongono della dimensione corporea conduce ad una frammentazione strumentale della percezione sociale e quindi da un’immagine della persona come divisa in parti utili a esercitare una determinata funzione dell’osservatore volto al raggiungimento di uno scopo specifico.
Le immagini mediatiche oggettivizzanti esercitano una particolare influenza nelle fasce dei più giovani che, essendo nella fase di vita dello sviluppo e del cambiamento corporeo, sono i più vulnerabili. L’adolescenza, infatti, è il periodo della costruzione di una propria identità di genere, un processo delicato nel quale il corpo assume un ruolo importantissimo, e la propria percezione corporea è strettamente correlata anche con l’autostima.
L’oggettivazione, infatti, gioca un ruolo ancora più importante sulle ragazze con bassa autostima, che sono coloro che vengono maggiormente colpite da questo fenomeno. Nolen-Hoeksema e Girgus ritengono, inoltre, che le ragazze sono più esposte dei ragazzi al rischio di sviluppare dei disturbi psicologici in generale, e di tipo alimentare in particolare, proprio a causa di alcune caratteristiche di personalità che le distinguono dal sesso maschile, come una minore aggressività e strumentalità oltre ad un maggior orientamento sociale.
Proprio a causa di queste caratteristiche le ragazze sono esposte a modelli estetici perfezionistici dai quali vengono influenzate e da cui imparano che il corpo non è il loro e che deve aderire ad un criterio estetico che ne determina il valore in base ad una valutazione esterna. L’interiorizzazione della prospettiva dell’altro in merito alla corporeità porta a conseguenze che si presentano sia sul piano delle prestazioni cognitive sia su quelle fisiche, incidendo quindi sui risultati scolastici e anche sull’affermazione professionale.
La vulnerabilità dei ragazzi rispetto a queste immagini non è dovuto solo alla fragilità che attraversano durante questa fase evolutiva, ma è causata anche e soprattutto dall’eccessiva quantità di televisione e computer con cui entrano in contatto le nuove generazioni sin dalla tenera età. Molteplici sono le ricerche che hanno provato la correlazione fra l’esposizione ai media con le preoccupazioni per il proprio aspetto (e peso) e i disordini alimentari; inoltre, anche l’elevata fruizione di riviste di moda esercita un’influenza con i disturbi alimentari.
Sembra che, invece, una diminuzione dell’esposizione a tali mezzi di comunicazione riduca il rischio di insorgenza di un disturbo alimentare.
In particolare, diverse ricerche sperimentali hanno dimostrato l’esistenza di una relazione tra le preoccupazioni relative al cibo, l’insoddisfazione corporea e l’uso dei social network. In particolare, Becker nel 2004 ha condotto uno studio alle isole Fiji volta a dimostrare l’importanza dei media nella costruzione che gli adolescenti fanno dell’immagine del proprio corpo, dimostrando che i disturbi alimentari e le preoccupazioni relative al proprio aspetto fisico sono comparse con l’avvento della televisione.
Oltre ai mass media è importante porre l’accento anche su un altro aspetto, ovvero il ruolo che giocano i social network nella costruzione della propria immagine corporea. In uno studio del 2013, Meier ha indagato la relazione tra l’immagine corporea e le attività delle ragazze sul social network Facebook; Meier ha dimostrato che l’insoddisfazione per la propria immagine corporea non dipende dall’uso di Facebook in sé, ma il desiderio di essere più magre e l’internalizzazione di un’ideale mediatico sembra essere correlato nello specifico con il tempo trascorso postando e guardando foto su internet.
Inoltre, è importante indagare quali siano le variabili che entrano in gioco come mediatori con l’esposizione alle immagini mediatiche. Infatti, non bisogna soffermarsi esclusivamente alle caratteristiche interne, quindi della personalità soggettiva, ma anche a quelle esterne, ovvero all’influenza esercitata dal gruppo di pari. Il gruppo di pari in questa fase evolutiva esercita un ruolo molto importante e ha il potere di indebolire o rafforzare gli effetti negativi che i media provocano sull’immagine corporea. Attraverso un commento ad un’immagine corporea un membro del gruppo può suggerire che quello standard estetico di magrezza o muscolosità rappresentano un modello corporeo raggiungibile.
L’immagine corporea e i social network
Spesso si è portati a far coincidere il concetto di immagine corporea con quello dell’apparenza fisica (l’essere belli e attraenti); questo avviene quando si entra in contatto in prima istanza si crede che le problematiche dell’immagine corporee e l’eccessiva semplificazione sia messa in atto dai filtri dei mezzi di comunicazione di massa.
Quando si parla di immagine corporea si intende l’insieme di pensieri, emozioni e percezioni che ogni persona ha del suo corpo; questo insieme di percezioni, pensieri ed emozioni sul proprio corpo non sempre hanno un’accezione positiva e talvolta non coincidono con l’ideale soggettivo che di forma corporea: in questo modo si parla di insoddisfazione per l’immagine corporea. Proprio questa insoddisfazione è uno dei maggiori fattori di rischio, e anche di mantenimento, dei disturbi dell’alimentazione e dei disturbi legati appunto all’immagine corporea.
L’insoddisfazione corporea ha spesso origine nell’influenza e nell’uso dei social network (tra cui Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat), basati sulla possibilità degli utenti di creare profili online, che siano essi pubblici o privati, che vengono utilizzati per interagire e creare relazioni con gli altri utenti online e fungono da vera e propria vetrina in cui tutti hanno libero accesso e possono mettersi in mostra.
Il profilo personale di ogni utente può essere “personalizzato” attraverso foto e descrizioni, soggette a lettura e commenti da parte degli amici virtuali a cui può rispondere con commenti sulla propria e anche commentando le pagine loro personali e pubblicazioni; qualora le pagine personali siano pubbliche allora queste presentazioni possono essere guardate voyeuristicamente e commentate anche dagli altri iscritti.
Diverse ricerche hanno cercato di spiegare la correlazione che l’associazione dell’esposizione ai media con l’insoddisfazione corporea e i disturbi alimentari. Come è stato detto in precedenza, l’uso dei social network è largamente diffuso soprattutto tra gli adolescenti; infatti, in Europa circa il 70% degli adolescenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni usa questi mezzi e, tra questi, circa il 40% trascorre online almeno 2 ore al giorno. Questi filoni in particolare si sono concentrati su ricerche con campioni femminili, ma hanno valutato più in generale anche i modelli eziologici basati sulle preoccupazioni e che sono legate all’immagine corporea e all’alimentazione e hanno evidenziato che sono basati appunto sull’attenzione sociale che si concentra sulla magrezza e sulla muscolosità che portano ad una divulgazione ambientale sia reale sia virtuale che in conseguenza aumenta il rischio di sviluppare tali preoccupazioni.
I commenti negativi possono incorrere talvolta nel cyberbullismo, la pratica considerata tra le tipologie più pericolose di commenti negative, che viene associato anche con un abbassamento del livello di autostima. In particolar riguardo alla sfera dell’alimentazione e dell’immagine corporea i commenti negativi sui social vengono percepiti come feedback negativi che portano ad un incremento delle preoccupazioni relative alla sfera corporea.