Vuoti di memoria, blocco nell’esposizione, senso di vuoto: è questa la scena che si materializza nella mente degli studenti che soffrono di ansia da esame. Un fenomeno che spesso rischia non solo di compromettere l’esito di un test per il quale si è studiato molto e si è perfettamente preparati, ma anche in generale di “avvelenare” la vita scolastica e accademica, spingendo gli individui a considerare l’idea di lasciare completamente gli studi. Nonostante siano assolutamente in grado di affrontarli.
Cosa scatena l’ansia da esame?
Secondo gli studi condotti, diversi sono gli elementi che possono portare un soggetto a soffrire di questo fenomeno. E, come sempre accade quando si parla di ansia, non in maniera simile per tutti: perché, è bene ricordarlo, non c’è nulla che sia ansiogeno in sé, ma è lo sguardo che il soggetto getta sulla tal evenienza a renderla ansiogena per lo stesso.
Così, c’è chi è ansioso perché aggancia la propria autostima al solo esito dell’esame: voto alto, considerazione alta di sé stessi; voto basso, disastro personale. Altri, invece, sentono che sull’esame si addensano giudizi di persone che non vogliono deludere, o davanti alle quali non vogliono sfigurare – nella maggior parte dei casi si tratta di genitori, amici e docenti. Il pensiero di poter fallire il test diventa insopportabile: una sorta di vergogna legata al sentimento del fallimento. Infine, c’è chi ha del test una visione squisitamente “pratica”: più pensa che dall’esito di quel esame dipenda un progresso, o meno, nella propria carriera, più comincerà provare ansia per l’esito stesso, innescando un circolo che – se fuori controllo – può trasformarsi in una “profezia auto-avverrante”, minando davvero il successo del’esame.
Soluzioni pratiche nel breve termine per l’ansia da Esame
Come è noto, l’ansia non è un semplice stato mentale, ma una vera e propria risposta biochimica dell’organismo che, di fronte a ciò che percepisce come un pericolo, secerne sostanze atte a “elettrizzare” il corpo, in previsione di una fuga. Battito cardiaco accelerato, eliminazione dei liquidi in eccesso (compresa la salivazione che si azzera), afflusso di sangue agli organi vitali per alleggerire braccia e gambe e “svuotare” la mente possono andare benissimo se si sta fuggendo da un predatore; ma se si sta svolgendo un esame, possono essere straordinariamente controproducenti.
In questo caso, è bene fermarsi un attimo e bere un sorso d’acqua, per reidratare l’organismo: qualche respiro calmo e profondo aiuterà a rallentare il battito cardiaco e darà tempo alla mente di ossigenarsi e fare (non a caso) “mente locale” sul discorso. Da qui si potrà ripartire.
Soluzioni cognitive a lungo termine dell’ansia da Esame
Chi ha provato una, o più volte, l’ansia da esame è tendenzialmente più soggetto a ritenere l’intero suo percorso scolastico per associazione, ovvero a convincersi che per lui/ lei lo studio sarà sempre e comunque segnato dalla sofferenza dell’ansia. Ma ciò non è vero.
Un discorso franco e razionale con se stessi può servire a scoprire che lo stress fisico ansiogeno a cui si sottopone il corpo durante l’esame non solo “non vale la candela”, ma è inutile ai fini del’esito dello stesso. Va quindi disinnescato. Non solo.
Anche parlare apertamente con le persone care della propria vita sulla valenza dell’esito dell’esame – il fatto che non indica l’intera qualità della vita del soggetto e che non è così determinante a fini della carriera futura – aiuta molto nell’avere una visione più realistica della questione.
Per sbaragliare ancora di più il fenomeno, però, può essere decisamente utile rivolgersi a uno specialista, in grado di aiutare il soggetto nella gestione e trasformazione dell’ansia: da fenomeno paralizzante a sana molla a dare il meglio di se stessi, senza stare male.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.