“Dottoressa lavoro ormai da molti anni e posso assicurarle che ho un’esperienza notevole nel mio campo, ma ogni volta che devo parlare in pubblico vengo sopraffatto dall’ansia. Non mi sento in grado, penso che son un incapace e che tutti mi odino. La voce inizia a tremare, mi sudano le mani e il cuore batte a mille. Poi succede questa cosa… ho la sensazione che la mia vita sia in pericolo. Ho sempre fatto molta fatica a parlare in pubblico, fin dai tempi della scuola. Ho tentato di risolvere il problema in molti modi e con differenti tipi di terapia ma, per quanto poteva sembrare che i sintomi si attenuassero, alla fine tornavano a farmi sentire annientato”.
La sensazione di sofferenza è una cosa che, prima o poi, nella vita abbiamo sperimentato tutti; questo succede perché nel corso della nostra giornata ci capita di affrontare situazioni che percepiamo in modo negativo. Quanto questa sofferenza dura per un periodo estremamente lungo significa che possiamo aver sperimentato degli eventi che hanno provocato una modificazione delle strutture neuronali del cervello, nello specifico delle reti mnestiche.
Quando ci confrontiamo con situazioni nuove tutte le informazioni che apprendiamo vengono immagazzinate all’interno dei neuroni, le nostre reti cerebrali. In questo modo ogni esperienza che viviamo entra a far parte del nostro mondo interno e influenza il modo in cui reagiamo agli eventi nel futuro. Questo permette al nostro sistema cerebrale di regolare la gestione dei nostri stati d’animo.
I ricordi di esperienze traumatiche non elaborate possono essere inconsapevoli, ma nonostante ciò impattano in modo importante sulla struttura di personalità e sul modo in cui ci relazioniamo con il mondo esterno.
Molti dei sentimenti legati a stati d’animo negativi, che ostacolano la nostra felicità, sono legati a ricordi traumatici non coscienti. In questo modo, ad esempio, possiamo sentirci tristi anche quando nella nostra vita tutto va bene.
Le reti mnestiche e le connessioni tra presente e passato
Nel ricordo delle esperienze che abbiamo vissuto dall’infanzia fino ad oggi ci sono cose vere e cose che non lo sono, questo perché quando siamo piccoli non siamo in grado di valutare le cose che ci accadono con la giusta consapevolezza, quindi può essere che valutiamo come reali e veritieri fatti di fantasia: così può accadere che ci siamo sentiti responsabili di eventi che non dipendessero da noi (ad esempio la separazione e il divorzio dei nostri genitori). Queste “percezioni errate” del dato di realtà possono guidarci per il resto della nostra vita attraverso reazioni automatiche non coscienti, che sono alla base dei nostri sintomi attuali.
Nel caso del paziente con cui ho aperto questo articolo, nel corso dei nostri colloqui sono riemersi due ricordi della sua infanzia, che siamo riusciti a ricollegare al perdurare dei sintomi nell’attualità, episodi che in quel momento sono stati vissuti come fortemente traumatici, tanto da incidere sulla sua vita anche a distanza di anni dall’evento traumatico. Eventi non traumatici di per sé, ma che non essendo stati spiegati attraverso la mente di un adulto protettivo, sono stati immagazzinati nelle reti mnestiche in modo disfunzionale.
Prima della terapia con EMDR questo paziente non sapeva cosa lo facesse pensare e sentire in quel modo; non aveva memoria di quegli episodi. I pensieri e i sentimenti che lo accompagnavano ogni volta che doveva parlare in pubblico rappresentavano una connessione automatica ad un fattore esterno, che lo riportava inconsapevolmente all’evento traumatico.
Tutti noi sperimentiamo queste connessioni in continuazione, è il modo attraverso il quale il nostro cervello interpreta il mondo, facendoci detestare o amare determinate caratteristiche delle esperienze che viviamo. Riuscire ad identificare le connessioni mnesiche che dipendono da esperienze passate traumatiche non elaborate è il primo passo per riuscire a modificare il nostro modo di percepire, pensare e agire in determinate situazioni.
Terapia EMDR e ritorno alla sicurezza
Negli ultimi vent’anni, milioni di persone hanno tratto giovamento dalla forma di terapia nota come EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari).
Questa terapia si pone l’obiettivo di lavorare sui ricordi traumatici non elaborati, identificandoli e procedendo alla rielaborazione del contenuto negativo di sensazioni, emozioni e convinzioni che fanno sperimentare al paziente i sintomi attuali. Tutte le sensazioni fisiche, emotive e i pensieri negativi legati ad una determinata esperienza vengono immagazzinati nel cervello, quando il ricordo di un evento traumatico non viene processato nella maniera corretta e quindi elaborato adeguatamente, può compromettere la nostra salute mentale. La terapia EMDR mira ad aiutare il paziente a rievocare e rielaborare questi ricordi negativi in modo da impedirgli di influire negativamente sulla sua vita.
Ciò che contraddistingue la terapia EMDR, da altre strategie di trattamento, è la sua capacità di agire sui ricordi non elaborati in modo da riprocessarli in modo adeguato e coerente con la realtà, permettendo al paziente di sperimentare un ritorno alla sicurezza e fiducia in se stesso.
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Psicologa clinica e psicoterapeuta a indirizzo cognitivo costruttivista, esperta in psicologia giuridica, CTU per il Tribunale di Brescia, formatrice. Si occupa di disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dell’umore, disturbi dell’apprendimento.